Le vicende storiche del territorio serravallese fino al 1818 dipesero, dal punto di vista religioso ed in parte civile, dalla sua appartenenza alla diocesi d’Adria. I legami che ci tenevano strettamente dipendenti da quelli, giurisdizione religiosa erano così lontani che né attraverso documenti né tantomeno a memoria d’uomo, era possibile agli storici ricostruirli in modo organico.
In effetti bisognerebbe risalire alla considerazione di quel vasto territorio, boscoso ed in parte vallivo, poco popolato che fu per centinaia di anni in balia delle rotte del Po. Tuttavia è certo che la dipendenza del nostro territorio da quello d’Ariano Polesine influenzò non poco i costumi ed anche il dialetto. Quindi «ab immemorabili» è da ritenersi l’appartenenza di Serravalle alla cura parrocchiale di Ariano Polesine, dipendente dalla diocesi di Adria. Molti territori compresi fra il po ed il Canal Bianco erano soggetti a livelli posti in essere dalle tre confraternite del ss.mo Sacramento, del s. Rosario e del Carmine, erette nella chiesa parrocchiale d’Ariano Polesine. I legami che ebbero modo di formarsi con le popolazioni dell’oltre Po portarono con sé certamente influenze sociali, culturali e religiose; tuttavia per gran parte di esse uno studio accurato non era intendimento principale della stesura di questo libro. È comunque auspicabile che in un futuro non lontano si possa riprendere il discorso per non perdere prezioso materiale storico.
Arnaldo Speroni, vescovo d’Adria nella seconda metà del XVIII secolo, in una sua opera traccia nelle pagine iniziali un profilo storico del territorio e dei confini della sua diocesi che, nel ducato ferrarese, arrivava fino a Rero e Cornacervina . Serravalle è menzionato al paragrafo 17 (pp 8-9) in cui si tratta succintamente della parrocchia di Ariano Polesine:
«In castro Adriani vulgo ariano Parochialis Ecclesiae Sanctae Mariae ad Nives cura ab Archipresbytero administratur cum congruo Sacerdotum et Clericorum numero. Sodalitates Laicorum sunt plures, ibidemque degit Conventus Fratrum reformatorum Sancti Francisci. Oratorium Sancti Basilii antiquissimum, quod tradunt fuisse olim Pa-rochialem, est situm ad tertium lapidem in tumulis Arenae pridem a mare congestis, quod hodie pluribus ab eo milliaribus recessit. Alia ibi Oratoria sunt in subsidium Curae praedictae inter caetera duo in Portu Gauri, nec non Serravalle».
(traduzione)
«Nel paese d’Adriano, detto ariano, la cura della Chiesa Parrocchiale di Santa Maria della Neve è esercitata dall’Arciprete assieme ad un congrue numero di Sacerdoti e di Chierici. Sono numerosi i sodalizi dei laici, e nel medesimo luogo esiste il Convento dei Frati Riformatori di San Francesco. L’Oratorio di San Basilio, assai antico, che la tradizione vuole fosse un tempo parrocchiale, è posto a tre miglia su dune di sabbia formate dal mare da molto tempo, che oggi si è allontanato da esso di molte miglia. Quivi esistono altri Oratori in aiuto alla predetta Cura, fra gli altri due a Porto di Goro e parimenti a Serravalle».
Lo Speroni si limita a riferire solo tali notizie. Nulla dice della nostra chiesa, che pure nel 1639 era stata elevata al privilegio del titolo abbaziale, e dei patroni, i conti Giglioli, i quali avevano ricevuti in enfiteusi dall’abbazia di Gavello vasti territori ed i cui diritti di decima furono successivamente ceduti alla chiesa abbaziale di Serravalle; nulla dice di questa nobile famiglia ferrarese che pure annoverava fra i tanti titoli nobiliari anche quello di «Patrizio della Città di Adria». Egli parla, è vero, di certo loannes Zilioli e delle decime spettantigli, ma non una parola è spesa per la chiesa di Serravalle la cui storia anche in tale occasione è tralasciata per cedere il posto alla citazione della famosa e assai stimata cura arcipretale d’Ariano Polesine.
Infatti, fino a tutto il secolo XVIII, la cura d’anime venne esercitata dal parroco d’Ariano Polesine, che mandava presso la nostra chiesa dei cappellani, recandovisi assai di rado l’abate titolare. Aumentando il numero degli abitanti e crescendo conseguentemente le esigenze spirituali, si cominciò fin dal 1812 ad avviare pratiche per incamminare la chiesa di Serravalle verso l’autonomia religiosa. Il 13/5/1812 il conte Gaetano Giglioli e il parroco d’Ariano don Giuseppe Braga, vicario foraneo, stipularono una convenzione per mezzo della quale si permetteva all’abate di poter spiegare il Vangelo delle messe domenicali e festive, l’insegnamento del catechismo ed altre pie pratiche.
Serravalle, come si è detto, appartenne al territorio diocesano adriese fino al 1818, come parte della parrocchia d’Ariano. Indubbiamente il cambiamento di giurisdizione, intervenuto in quell’anno è ascrivibile, per il nostro paese così come per gli altri soggetti ad Adria, e si verifìcò, in concomitanza delle mutate condizioni politiche di gran parte della penisola, ed in particolare della zona settentrionale. L’arcivescovo Federico Maria Molin, «nell’anno 1811 intervenne all’adunanza dei vescovi tenutasi in Parigi per ordine di Napoleone I. Poco dopo dietro accordo del Santo Padre con S.M. l’Imperatore Francesco I, il Po fu determinato a segnare i confini della diocesi col suo ramo di Goro, dimodoché le parrocchie situate sulla destra del fiume passarono a Ferrara, e quelle situate sulla sinistra ad Adria, levate dalla Diocesi di Ferrara e da quella di Ravenna. Bolla di Pio VII: «De salute dominicis gregis» 1° maggio 1818 e lettera in forma breve 19 marzo 1819. Queste però non ebbero esecuzione che dopo la morte del Molin in sede vacante (…). Il Molin morì in Adria il 16 aprile 1819 e fu sepolto nella Cattedrale» .
La diocesi di Ravenna inglobò dunque il territorio delle parrocchie di Berra e Serravalle, assegnando nel contempo la cura delle anime all’arciprete di Cologna, fiorente ed antico centro a ridosso del Po Grande, di fronte a Crespino .
All’atto del cambiamento di giurisdizione era titolare l’abate Angelo Reali. Ma l’atto di costituzione in parrocchia autonoma da Cologna è del 1858. Già trent’anni prima si prospettava l’ipotesi di una possibile erezione in parrocchia abbaziale.
È infatti del 1° dicembre 1821 la lettera che qui si trascrive integralmente , con la quale si da notizia al vescovo d’Adria che il ritardo per l’esecuzione del decreto di erezione era dovuto a pratiche burocratiche e a trattative con i patroni Giglioli e l’allora titolare del benefìcio:
«Al Vescovo di Adria
Ill.mo e Rev.mo Monsignore
Se non ho merito, certamente poi non ho colpa per il ritardo dell’esecuzione del Decreto di Mons.r Giuseppe Maria Peruzzi Vescovo di Vicenza e Delegato Apostolico per l’oggetto consaputo come dalla Venerata di V* Sig. Ill.ma, e Rev.ma del dì 18 p.p. novembre Sig.tum n. 49.
La siniazione delle tre Frazioni di lunghezza di dieci, e più miglia, ed in mezzo a due altre Diocesi, cioè Ravenna, e Comacchio mi necessitò come ne partecipai a Mons.r Delegato, di adoprarmi perché fosse eretto in Parrocchia l’Oratorio di Serravalle sufficientemente capace, Benefizio semplice di Jus patronato Laicale, e che si trova nel mezzo di dette Frazioni.
Mi adoprai, e col Patrono perché ne desse l’assenso, e dopo molte trattative l’ottenni: officiai l’attuale Rettore del Beneficio Persona idonea a sostenere i pesi di una Parrocchia, e si prestava sotto alcune condizioni. L’incontrarsi ora d’una ora d’un’altra difficoltà ha fatto sì che col progredire delle trattative progredisca anche l’effettuazione di quanto io aveva creduto bene per quella popolazione.
In questa circostanza attenderò l’Oracolo del Santo Padre, e del risultato ne renderò inteso il prelodato Mons. Delegato, e V.S. Ill.ma, e Rev.ma.
Ferrara, dall’Arcivescovale q. to dì 1 dicembre 1821
Um.mo e Dev.mo Obbl.mo Servitore paolo patio [o Patti] – Avvocato»
Tuttavia, prima di giungere all’erezione definitiva a parrocchia (11 giugno 1858), trascorsero incredibilmente più di trent’anni!
Pratiche se ne fecero e se ne istruirono anche nel 1847, e ancor prima dopo la morte dell’abate Angelo Reali e la nomina (13/9/1825) fatta dall’arcivescovo di Ravenna Codronchi del nuovo titolare del beneficio nella persona di don Luigi Bianchi, sacerdote comacchiese.
Con rogito dell’11 giugno 1858 l’abbazia di san Francesco d’Assisi in Serravalle ferrarese venne eretta finalmente in parrocchia. I patroni vollero che, oltre ai doveri di culto ed ai diritti delle rendite, la chiesa conservasse pure il titolo ed i privilegi della primitiva abbazia: i Giglioli, in tal maniera, mantennero il giustapatronato. Primo abate-parroco fu don Angelo Malandri, nominato l’11 ottobre 1859. Oltre alle necessità spirituali, incise nel cambiamento di giurisdizione ecclesiastica da Adria a Ravenna e l’elevazione a parrocchia della nostra abbazia, l’intenzione del cardinal Ruffo, arcivescovo di Ferrara, di sopprimere i vicariati di Cervia e di Adria da secoli residenti nel territorio ferrarese. Molte carte, riguardanti luoghi e parrocchie di quei vicariati, furono trasportate nell’archivio di Massafiscaglia, il più idoneo in quei tempi a raccoglierle e conservarle . Così in esso si sono trovate le carte più interessanti, che in un altro capitolo di questo volume vengono citate e descritte,
I confini della nuova parrocchia, vastissimi a dire il vero, la facevano una delle più estese cure d’anime della diocesi ravennate, e, inoltre, la sola dedicata a san Francesco d’Assisi. Il Malandri così scrive nel suo «Inventario»;
«L’estensione di questa parrocchia è di circa sei miglia in lunghezza e quasi di un miglio e mezzo in larghezza. Confina superiormente con Berra con una strada così detta galvana, ed inferiormente con Ariano destro (Diocesi di di Cornacchio) in un punto detto valline»
Una più esatta descrizione dei confini parrocchiali la si desume dal questionario di Sacra Visita (13/6/1954) redatto 1’11/5/1954 dall’allora abate-parroco don Giuseppe Fabbri:
[La Parrocchia confina]: «a nord colle Parrocchie di Papozze e di Santa Maria in Punta (Diocesi di Rovigo); ad est colla Parrocchia di Ariano (Diocesi di Cornacchie); a sud colle Parrocchie di Mezzogoro e di lolanda, rispettivamente delle Diocesi di Cornacchie e di Ferrara;
ad ovest colle Parrocchie di Ambrogio e di Berra, della nostra Arci-diocesi. Più esattamente: a nord: col fiume Po, col Po di Goro, colla località Valline; ad est collo scolo «La Botte»; a sud: collo stradone «Rambalda-Convento-Giuseppina», col Canale Ippolito, collo Scolo «Ocarine», colla strada di lolanda; ad ovest: con un tratto del Canal Leone, col Canale Chiesotto Fulmine, colla strada Canova».
La sua superficie si aggira sui 45 Kmq. Fino al 1966 i confini rimasero pressoché immutati, se si eccettuano i territori di Le Contane – che venne eretta in parrocchia autonoma – e Sant’Apollinare eretta pure essa in parrocchia 1’8/9/1959, staccandosi da Ambrogio.
Proposte vennero fatte da parte di quasi tutti i parroci al fine di rettificare i confini che risultavano essere troppo vasti per una incisiva azione pastorale. Don Fabbri, nel documento appena citato, così parla di tale necessità:
«I confini hanno senz’altro bisogno di rettifica, soprattutto perché la zona confinante con Ariano sarebbe religiosamente meglio servita dal Parroco d’Ariano (praticamente esiste una privata convenzione tra i due attuali Parroci pro-tempore di Serravalle e d’Ariano, per cui le famiglie abitanti nelle località Botte, Sfimi, Pontazzo, Rambalda e vicinanze sono servite religiosamente dal Parroco di Arianino); ma essendo allo studio il progetto per la costruzione di nuove chiese, e, successivamente, di nuovi centri religiosi, forse è opportuno soprassedere per ora a dette rettifiche».
Le nuove chiese e i nuovi centri religiosi sono – come si è già detto – Le Contane e Sant’Apollinare, ma don Fabbri premeva per avere pure una chiesa a Canova. Nel frattempo Le Contane venne eretta in parrocchia autonoma da Serravalle; i confini della nostra parrocchia risultarono modificati, ed ancora oggi sono: a nord col Po (diocesi di Rovigo); a est con la parrocchia di Ariano Ferrarese (diocesi di Comacchio); a sud con la parrocchia di Le Contane (diocesi di Ferrara); a ovest con la parrocchia di Berra (diocesi di Ferrara).
Con decreto della Sacra Congregazione Concistoriale, prot. n. 995/46 del 19 aprile 1966 la «Pentapoli», e cioè le parrocchie di Ambrogio, Cologna, Berra, Serravalle, Coccanile, Le Contane, Sant’Apollinare in Dossetti dei comuni di Copparo, Berra e Jolanda di Savoia, passarono dall’archidiocesi di Ravenna a quella di Ferrara in ossequio al principio della equiparazione dei confini dei territori diocesani a quelli provinciali: si eliminò così un’incongruenza lapalissiana, non avendo la Pentapoli una continuità geografica col resto della diocesi ravennate. L’allora abate-parroco, il rev. don Francesco Migliorati, ricevette dalla curia arcivescovile di Ferrara, in data 16/5/1966, la nota con la quale si inviava copia del decreto della Santa Sede, con l’atto esecutorio di Sua Eccellenza monsignor Natale Mosconi, arcivescovo di Ferrara, decreto che, come si è già detto, separava la nostra parrocchia dall’arcidiocesi di Ravenna e la univa a quella di Ferrara.
Il decreto entrò in vigore a tutti gli effetti il 18 maggio 1966.
Informazioni tratte dal libro di Giovanni Raminelli “SERRAVALLE- Profilo storico di un paese della Bassa Ferrarese“
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