… Sono le nove di mattina di una domenica d’inverno come tante.
Non fa un gran freddo, ma una leggera foschia dice che il sole farà fatica a farsi vedere ed io, come spesso succede, sto andando verso la Casa di Riposo per la messa festiva.
Percorro l’ultimo pezzo di strada al fianco di una parente di mia madre che mi chiede come stiamo in famiglia: “abbastanza bene grazie e tu come stai..?…come va .?” Siamo arrivati. Entriamo.
Nel salone antistante la Cappelletta, inserita nel blocco centrale della bella costruzione di Via Capatti, saluto alcuni anziani del paese, ospiti della Casa di Riposo e che conosco fin da bambino.
Mentre scambio due parole con loro, mi viene incontro Franco e mi dice che Don Giorgio è appena arrivato, si sta preparando, .. e poi sparisce: so che va anche lui a prepararsi per fare il chierichetto.
L’atmosfera è allegra: nel salone, dove la televisione è sempre accesa, si parla e si scherza; le suore e il personale di servizio sono veramente in gamba nel far sentire tutti a casa loro!
Entro in chiesa, la messa è iniziata! Sto dietro, in piedi. La gente è parecchia e i posti non sono tantissimi. Oltre agli ospiti, parecchie persone del paese come me partecipano alla messa qui!
Ne conosco tanti, di quegli anziani, ma non tutti. Anziani che seduti sui banchi, sulle seggette o nella propria carrozzina, ascoltano don Giorgio. Ognuno di loro lo ascolta, chissà, certo in maniera diversa l’uno dall’altro, ma lo ascoltano …e con attenzione!
Li vedi, a volte assorti nei loro pensieri: sono anziani e il più delle volte sofferenti per gli inevitabili malanni della vecchiaia.
…Ma … Non posso non notare quella signora che, sulla sua carrozzina, sembra proprio non ascoltare la messa. Si gira continuamente verso la porta d’entrata, più o meno dove sono io, guarda … e si rigira, non la conosco, non è di Serravalle.
La messa volge al termine, le suore intonano l’ultimo canto, la benedizione, gli auguri di una buona domenica, gli ultimi saluti. Mi avvio all’uscita.
In quel momento, però, cedo volentieri il passo ad una suora che spinge una sedia a rotelle. E’ un attimo: un brivido e mi commuovo. Su quella sedia c’è quella signora: lei piange ed io in quel momento capisco il perché di quel continuo girarsi e rigirarsi.
Aspettava qualcuno, forse un figlio, una figlia o una nipote. L’ora è tarda. Anche questa domenica non verrà nessuno a farle visita. Un’altra settimana di sofferenze, fisiche sicuramente,…. ma non solo. Che tristezza!
Leonardo Peverati
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