Ero seduto con mio figlio in una saletta d’aspetto di un patronato, per chiedere spiegazioni riguardo a una pratica di pensione di mio padre.
Mentre il tempo passava, fra una chiacchiera e l’altra con chi era lì, forse per lo stesso motivo e un po’ annoiato per il prolungarsi dell’attesa, vedo entrare una vecchia signora con un foglio in mano. Chiede qualcosa alla reception, dove l’operatore gli spiega quello che deve fare per compilare quel modulo che tiene fra le mani.
In modo incerto, quasi preoccupato, si tira in disparte e si guarda attorno.
Mio figlio mi chiede: “Dove vai?”
Sì, perché io mi ero già alzato e gli stavo andando incontro per darle un aiuto, quasi a soccorrerla e a portarle sollievo.
“Solo un attimo Edo, un attimo e torno!”
Vado, chiedo se dovesse compilare qualcosa su quel pezzo di carta fatto quasi di carbone ardente. “Si”, mi disse, “…devo scrivere qui i miei dati personali e pensi un po’, anche il codice fiscale”.
La rassicurai e in un paio di minuti riuscimmo nell’impresa!
Fu a quel punto che la guardai negli occhi: “Lei, signora maestra, non mi conosce più, ma io sono stato un suo alunno, lo sa”? Mi guardò e con fare un po’ stupito, mi diede un’occhiata benevola, dicendomi: “Tanti anni fa, penso, di dove sei?”
Quando gli nominai il 1962 e la prima, seconda, terza e quarta elementare di Serravalle, gli s’illuminarono gli occhi, “…..il mio primo incarico di maestra di ruolo, sai?”
E’ stata l’ultima volta che ho visto la maestra Carla Divisi, la “mia” maestra dei primi quattro anni delle elementari. Non la vedevo dagli inizi degli anni ’80 quando, ormai in pensione, veniva ancora nel nostro paese a far visita alla mamma, ospite della locale Casa di Riposo.
.. E nei momenti successivi, all’interno di quella stanzetta, mentre la guardavo consegnare quel foglio, un po’ impacciata per via dell’età, mi sono riaffiorati alla mente quegli anni e il ricordo di una giovane maestra, svelta e pimpante.
Con lei erano quattro ore di scuola a volte intense, a volte trascorse a parlare, ma sempre all’insegna dell’allegria che non può mancare ai bambini di quell’età, specie quando la confidenza con quella donna diventò, per molti di noi, se non quella che si ha con una mamma, almeno quella che si può avere con una parente stretta.
I “dettati erano la sua passione”!! Se non te lo facevi piacere il dettato, eri spacciato.
Per Storia, Geografia e Scienze c’erano le “schede”: erano fogli di cartoncino rigido, dove erano riportate le domande alle quali dovevi rispondere scrivendo le risposte sul quaderno; immancabile il disegno finale.
Matematica non era il mio forte, ma neanche il suo. Secondo me soffriva quando, suo malgrado, doveva spiegarci come risolvere i “problemi” o far di conto: fu in terza, credo, che le tabelline entrarono a fare parte del mondo delle famose “schede”.
Ce l’aveva un difetto la maestra Divisi..?? Eh, sì!! Mai una passeggiata, una che è una, mai!
Quando in primavera le classi della maestra Marisa e del maestro Iogres partivano per l’argine del Po, nel tentativo di trovare qualche reperto da studiare facendo “Scienze”, l’invidia nostra, quelli del 1956, era alle stelle.
Ma lei, niente! Il libro di lettura sopperiva alla scampagnata, diceva che con i suoi racconti ci portava in qua e in là per il mondo. Certo, messa così i fortunati eravamo noi!!
Per redimerla non c’è mai stato niente da fare, anche se una volta ci provai del tutto inconsapevolmente: visto l’argomento trattato il giorno prima, “La Rana”, pensai bene di mettere in un vaso di vetro alcuni “girini”; recuperarli per me era cosa facile, visto dove abitavo.
Il mattino seguente, felice per il regalo che gli avrei fatto, entro in classe e deposito sulla cattedra coloro che un giorno sarebbero diventati appunto una Rana.
Un urlo si alzò, assordante, da squarcia gola, più di quelli famosi del maestro Simioli: “Antonioooooo…….”!!!!! Chi era Antonio? Il caro Antonio Masini, per tutti Toni, il nostro bidello, che corse un po’ sorpreso e molto preoccupato dalla richiesta d’aiuto. Non so dove finirono i miei girini, potrei però scommettere che, da lì, rane non ne uscì neanche una.
Mi sgridò? No, non mi sgridò, forse capì che avevo tentato di fare una cosa carina, non molto apprezzata, ma carina e originale.
Uscì salutandomi, da quella stanza! Lei uscì mentre pensavo a quel che ho scritto.
Uscì, portando con sé tutti i ricordi di un bambino delle elementari che con lei imparò tutto quello che in quell’età si deve imparare. Seppi non tanto tempo dopo, che le sue condizioni di salute erano precarie.
Ci ha lasciato la maestra Divisi, ….ed io a volte ancora la ricordo con nostalgia, con rispetto e gratitudine e se dovessi avere un libro, dove tener nota delle persone a me care, lei in quel libro avrebbe un posto di riguardo.
Leonardo Peverati – 12 Gennaio 2017
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