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RIVA DEL PO, BRUTTE NOTIZIE PER IL NUOVO COMUNE, NON ARRIVERANNO I 13 MILIONI PROMESSI PER LA FUSIONE MA MENO DELLA META’…

Berra. “Ci sono tredicimilioniduecentotrentasettemilaottocentootto (13.237.808) buoni motivi per immaginare una fusione tra i Comuni di Berra e Ro”.

Per molto tempo è stata questa la frase che ha accompagnato il SI alla fusione. Durante le assemblee furono altre le cifre enunciate, ma tutte su questo ordine di numeri. Insomma una cifra tra i 13 e i 15mioni di euro che dovevano arrivare nelle casse del comune di Riva del Po.

Grande sorpresa di questi giorni è la decurtazione della cifra, appresa malamente dall’amministrazione comunale di Riva del Po. Molto contrariato il sindaco Andrea Zamboni, che dice: “La decurtazione a meno del 50% del fondo, previsto da una Legge dello Stato, che era attribuito al nuovo Comune di Riva del Po, nato in 1° gennaio 2019 dalla fusione dei due Comuni di Ro e Berra, ed approvato da consultazione referendaria popolare rappresenta un grave atto rivolto contro la comunità di Riva del Po.

Per questa comunità la “fusione” rappresenta una occasione di riscatto ed ascesa sociale ed economica e in quelle risorse “date sempre per certe” perchè garantite dallo stato, almeno fino a prima di questo Governo, lo strumento per investimenti nella scuola, nei servizi rivolti ai cittadini specie i più deboli, sviluppo economico, aiuti alle imprese, al piccolo commercio ed attività artigianali locali.

Grazie all’azione del Deputato PD Luigi Marattin stiamo organizzando con tutti i Sindaci dei Comuni interessati dalla fusione una manifestazione/sit-in di protesta a Roma contro questa decurtazione nella ripartizione del fondo 2019″.

Nei fatti ci ha pensato Salvini, o meglio non ha mosso un dito affinché l’aumento delle fusioni rispetto al previsto fosse accompagnato da un altrettanto aumento dei contributi. E quindi, per via di quella famosa coperta, ora la stessa cifra se la devono spartire più enti. In soldoni invece dei previsti 1.222.836 euro ne arriveranno 620.276, pari al 49,3% in meno.

(d.m.b.)


Riva del Po. Ed è lo stesso parlamentare Marattin che commenta questa situazione. “Nella scorsa legislatura i governi Pd avevano creato sostanziosi incentivi economici per i comuni che liberamente (e dopo referendum) scelgono di fondersi. Perché crediamo – oltre che nella libera scelta di quelle comunità – in un sistema istituzionale più semplice e più in grado di offrire servizi a basso costo, in un mondo diventato molto più grande.

Ha funzionato: due anni fa, per la prima volta dal 1961, i comuni italiani sono scesi sotto quota 8000. È successo però che, con l’aumentare delle fusioni, il budget stanziato (circa 40 milioni di euro) non basta più a garantire ad ogni comune il contributo economico che gli era stato promesso, e sulla base del quale i cittadini si sono espressi nei referendum.

Fin dalla scorsa legge di bilancio il Partito Democratico ha proposto al governo di rimediare, e di incrementare il budget di 35 milioni, che è quello che servirebbe per garantire a tutti il contributo a cui hanno diritto (e che rappresenta lo 0,004% del bilancio del settore pubblico italiano). Il governo ha sempre detto no.

Stamattina sono stati pubblicati i dati relativi al 2019: come avevamo previsto, i comuni fusi ricevono un pesantissimo taglio (in molti casi meno della metà delle risorse a cui avevano diritto).

Il Partito Democratico inizia una mobilitazione su questo punto. Perché, indipendentemente da come la pensiamo sulle fusioni, è una terribile ingiustizia privare i comuni che hanno fatto quel coraggioso percorso delle risorse a cui avevano diritto. Tanto più se per rimediare bastano così poche risorse. Insieme a tanti colleghi deputati Pd stiamo organizzando un sit-in dei sindaci coinvolti davanti Montecitorio, e un’occasione pubblica di confronto qui alla Camera col governo per cercare di convincerli dell’ingiustizia in atto”.

(d.m.b.)

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