Riva del Po. Entro in un negozio e dopo aver fatto compere mi avvio alla cassa per pagare. Davanti a me una signora, anziana, apparentemente ottantenne, lievemente claudicante, non tanto per problemi di salute ma per l’età.
Pienamente in possesso delle sue facoltà mentali alla cassiera chiede: “Per cortesia mi può dare anche 10 sportine”. Come non notare che la sua spesa sta comodamente dentro una sportina. Dentro la sportina infila la spesa e le altre 10 sportine. Intuisco che quelle sportine servono per metterci qualcosa d’altro ma non intuisco cosa. Va bhe. Ma la signora si palesa spontaneamente. “Ci metto il rusco, perché ho quasi finito i sacchi di Area (la signora è rimasta ai vecchi gestori, ma nulla cambia)”.
Mi viene spontaneo dire: “Guardi che se li chiede, Clara glieli da”. La risposta della signora è immediata :“Ma costano un casino, mentre qui con pochi euro me la cavo”.
Mi informo. Quando hai finito il tuo budget 10 sacchetti costano circa 20 euro. E poi mi chiedo se quelle sportine sono idonee. Alora vado a verificare sul sito di Clara. Trovo scritto: “Le molte tipologie di sacchetti distribuite da negozi e attività commerciali possono creare confusione.
È importante saper distinguere tra sacchetti classificati solo come ‘biodegradabili’ (che sono fatti di plastica, seppure additivati con una sostanza che li rende più velocemente disintegrabili a contatto con l’aria) e sacchetti in mater-bi, che sono sia biodegradabili che compostabili e sono riconoscibili dal marchio mater-bi. Solo questi ultimi possono essere usati per la raccolta dell’umido organico, purché esposti all’interno del bidone marrone fornito da CLARA”.
È ovvio che se la signora li usa, le sportine, sono quelle con la sigla giusta. A questo punto che dire: se rimanete senza sacchetti, quelli compresi nella bollettazione, procuratevi le sportine mater-bi, che costano meno. MORALE. La conferma che in Clara c’è qualcosa che non va.
(ci.mo)
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