Dalle analisi effettuate si tratta di un fenomeno naturale, conseguenza del cambiamento climatico
(Comacchio, 21 Nov 19) In relazione all’acqua “rossa” apparsa in alcune aree delle Valli di Comacchio nei giorni scorsi, il Parco del Delta del Po segnala che il fenomeno è monitorato fin dalla sua prima comparsa, quando è stato stato riscontrato, oltre che da cacciatori, anche dal personale stesso del Parco impegnato nei quotidiani sopralluoghi. La formazione di alcune chiazze di acqua, in realtà non “rossa” ma “purpurea”, è stata notata nella parte sud-orientale delle Valli di Comacchio, prima in vicinanza della penisola di Boscoforte e, successivamente, in località Umana, come da foto scattate dal personale del Parco lo scorso 19 novembre: il fenomeno è risultato corrispondente a una superfice valliva pari a circa 350-400 m2, non ha determinato fenomeni di stress o morie per la fauna selvatica (invertebrati, pesci, uccelli). Per analisi più approfondite, attivata la collaborazione con ARPA-E, i biologi del Parco hanno prelevato campioni di acque, conferiti ai laboratori dell’Università di Ferrara.
“Dalle prime analisi, si evince che si tratta di un fenomeno sicuramente anomalo per le Valli di Comacchio ma del tutto naturale nelle sue dinamiche e non riconducibile a scarichi di natura antropica” illustra il Prof. UNIFE Giuseppe Castaldelli, referente scientifico del Parco del Delta. “La comparsa di una colorazione purpurea delle acque dipende dalla proliferazione di un particolare gruppo di microorganismi: i batteri purpurei dello zolfo. Tali batteri sono tipici di ambienti confinati dove l’ossigeno scarseggia a causa di accumulo di sostanza organica e/o per condizioni di ipersalinità”.
Fenomeni di questo tipo possono manifestarsi in una ampia gamma di ambienti, quali un piccolo laghetto di acqua dolce o una salina: ad esempio, sono celebri e più ricorrenti eventi di acqua purpurea nei bacini delle saline della Camargue.
Aggiunge il Dott. Mattia Lanzoni, biologo del Parco: “Quando, per concomitanza di vari fattori, primo fra tutti le alte temperature estive e il prolungarsi della buona stagione fino ad autunno inoltrato, si verifica un consistente accumulo di sostanza organica sul fondale, con conseguente scarsità di ossigeno nell’acqua di fondo, allora tali batteri, generalmente non abbondanti, passano dal fondo alla superficie, colorandola di porpora. Un evento di questo tipo si verificò in modo massivo in uno dei bacini chiusi di Valle Campo, alcuni anni fa”.
Questo fenomeno, ribadisce l’Ente, non è riconducibile a nessuno scarico o derivazione idrica: tutti i sifoni presenti sul lato Reno, pubblici e privati, erano infatti chiusi nel periodo in cui tali chiazze sono state notate. L’acqua purpurea, nonostante la ridotta estensione del fenomeno, è tuttavia un segnale importante, non trascurabile e costantemente monitorato, giorno dopo giorno, dal Parco: indica infatti uno stato di crescente deossigenazione dell’ambiente vallivo, che si è sviluppato secondo processi microbici naturali, eutrofizzazione e in sinergia con l’aumento generale delle temperature.
Il cambiamento climatico dunque fa registrare i suoi effetti anche nelle Valli. Come? Lo spiega il Prof. Castaldelli: “Maggiori temperature causano minore solubilità dell’ossigeno in acqua, la maggiore irradiazione solare favorisce la crescita di fitoplancton, ovvero un accumulo di sostanza organica. Il perdurare, come è stato nella seconda metà del 2019, di entrambi questi fenomeni porta al generarsi di assenza di ossigeno nei settori più confinati dei bacini lagunari e vallivi. La spontanea formazione dei batteri purpurei dello zolfo, quindi, non è altro che una ulteriore evidenza di questo stato, che sta interessando gli ambienti del Delta del Po e che non dipende da alcun vizio di gestione ma dall’innalzamento delle temperature, dettato dal cambiamento climatico globale”.
Ora cosa succederà? Occorre allarmarsi per il futuro delle Valli? Secondo il Dott. Lanzoni “Il colore porpora sparirà naturalmente appena la massa d’acqua sarà rimescolata e riossigenata da un vento forte, probabilmente già dalla fine di questa settimana. I segnali rilevati negli ultimi mesi ci dicono che non c’è un pericolo contingente per le valli di Comacchio, dove, a conferma della buona gestione, le produzioni ittiche sono in graduale e costante aumento. Serve tuttavia mantenere alto, anzi altissimo, il livello di guardia perché in uno scenario aggravato dal cambiamento climatico, la gestione e in particolare la regolazione idrica, per cui continuamente si sta impegnando il Parco, risulta vitale per la sopravvivenza di questi ambienti così delicati e messi a dura prova”.
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