Riva del Po – Il prossimo 26 maggio sarà un anno da quando 6653 cittadini del neonato comune di Riva del Po furono chiamati alle urne per eleggere il primo Consiglio Comunale della sua storia.
Solamente, si fa per dire, 4718 (poco meno del 71%) risposero all’appello. Cinque le liste in gara: “Insieme per Riva del Po”, “Centrodestra Unito per Riva del Po”, “Gente di Riva del Po”, “Futuro Eco-sostenibile”, “Basta sprechi”. “Insieme per Riva del Po”, guidata dal sindaco Andrea Zamboni, raggiunge la maggioranza con 2.004 voti (45,55%) e 8 seggi nel consiglio comunale; ” la lista di Marianna Lucchin, che portava i simboli dei partiti Lega Nord e Forza Italia, si aggiudica due seggi con 995 voti ricevuti (22,61%); un solo seggio per le liste “Gente di Riva del Po” (candidata Daniela Simoni) e “Futuro Eco-Sostenibile” (Serena Occhi), che ricevono rispettivamente 763 e 418 voti; “eliminata” Maria Cristina Felisati, candidata della lista “Basta sprechi”.
Grande e indiscussa protagonista della campagna elettorale fu Daniela Simoni, con la quale proviamo a ripercorrere questi 365 giorni.
-) È trascorso un anno dalle elezioni amministrative comunali, che vi ha visto protagonisti ma non vincenti. Avete sbagliato qualcosa? Cosa vi è mancato per vincere?
+Già un anno eppure mi sembra ieri quando, nonostante una campagna elettorale che tanto consenso mi pareva aver raccolto (tante le mani strette, i sorrisi ricevuti, gli sguardi d’intesa), ho dovuto subire la seconda sconfitta. Si perché mi sono candidata sindaco anche nel 2014, allora la lista civica si chiamava “il Borgo una voce per Ro”, arrivai seconda con il 32,8% dei consensi.
Un anno fa invece terza con un risicato 17% dietro alla lista del centro destra. Non posso nascondere l’amarezza e anche il disappunto. Io e la mia squadra abbiamo analizzato il voto con senso critico e senza farci sconti ed è certo che abbiamo sbagliato quando non siamo riusciti a creare una lista unitaria che si opponesse compatta alla sinistra (più o meno camuffata).
Non siamo riusciti a superare dissidi personali di vecchia data, smanie di protagonismo e desiderio di primeggiare. Io per prima non ho saputo fare un passo indietro. Ma non possiamo negare che la lista che oggi si trova al governo ha saputo costruire un gruppo molto visibile e appetibile, individuando candidati giusti nel posto giusto. Ma la notorietà non è sempre sinonimo di competenza amministrativa.
-) Organizzare un “nuovo” comune non è cosa facile. Cosa avreste fatto voi diversamente da chi ci governa?
+Amministratori non si nasce, si diventa studiando le normative e l’apparato amministrativo. Nella gestione della cosa pubblica non c’è spazio per l’improvvisazione e l’impreparazione. Oggi le competenze sono normate e le responsabilità sono gravose.
Occorre preparazione amministrativa legislativa e pubblica ed il massimo della trasparenza, correttezza e semplificazione nei comportamenti e nelle azioni di governo. Diversamente da coloro che ci governano io e il mio gruppo avremmo provveduto innanzitutto al riordino dell’apparato burocratico.
Un’unica sede comunale per il nuovo ente fuso che avrebbe permesso di recuperare costi di mantenimento e di mettere ordine tra i dipendenti e le funzioni da svolgere. Se ben motivata questa scelta di unità anche strutturale sarebbe stata colta e accolta dai cittadini che con il tempo sarebbero riusciti a meglio identificarsi.
Allo stato attuale invece non solo conserviamo due edifici, con annessi e connessi, ma ancora ci percepiamo come due territori distinti. A seguire le necessità non mancano di certo: creazione di infrastrutture, recupero delle strade, potenziamento dell’illuminazione pubblica, supporto alle attività produttive del territorio, alleggerimento della tassazione, ripristino delle aree golenali, potenziamento servizi scolastici, individuazione di una raccolta differenziata a tutela dell’ambiente e del portafoglio.
Queste esigenze non possono però prescindere da una progettualità che per essere davvero efficace deve considerare le peculiarità territoriali locali: agricoltura, ambiente naturale, tradizione e arte culinaria.
-) I berresi rivendicano la loro “quiete amministrativa”. La fusione è servita a Ro per pagare i suoi debiti. Premesso che voi eravate contrari alla fusione, pensa che la fusione sia veramente tutto questo?
+La fusione di comuni nell’ordinamento statale e nel diritto amministrativo italiano è l’unione fisico-territoriale fra due o più comuni contigui con l’istituzione di un nuovo comune, che è, ricordiamolo, irreversibile, che costituisce la forma più compiuta di semplificazione e razionalizzazione della realtà dei piccoli comuni.
Questo strumento giuridico potrebbe consentire ai comuni (ed, in particolare, a quelli di minore dimensione demografica come i nostri) una più funzionale gestione delle risorse pubbliche ed una reale efficacia delle prestazioni erogate a vantaggio delle proprie comunità. Il condizionale è però d’obbligo.
E vado a spiegarmi meglio. La decisione di sopprimere due comunità al fine di crearne una sola deve essere supportata da un progetto serio, validato e costruito sulle reali necessità e potenzialità dei territori. Ro e Berra a ben vedere hanno in comune (scusate il gioco di parole) solo in Grande Fiume e la nostra fusione è stata decisa in due mesi sulle indicazioni dateci da uno studio di fattibilità commissionato all’Università di Ferrara, costato circa diecimila euro e che ci ha detto quello che volevamo sentirci dire e nulla più.
Tant’è che durante una seduta consiliare l’assessore al bilancio ha testualmente affermato che tale studio non ha effettivamente rappresentato quelle criticità della nostra fusione che invece ora stanno emergendo e pertanto i sostenitori della fusione di allora ed i governatori di oggi della stessa sono stati fuorviati ed ingannati!
Secondo me le chiacchere stanno a zero. La fusione è stata pensata (poco) e voluta (tanto) solo ed esclusivamente per gli incentivi statali e regionali, fondi che ora che sono arrivati non si ha nemmeno la capacità di investirli a vantaggio della comunità.
Basti pensare che chiudiamo con un avanzo 2019 di oltre 1 milione e seicentomila euro!! Questo significa che abbiamo fatto nulla nel 2019 (ma per colpa del commissario prefettizio) e nemmeno nel 2020 (ma per colpa del covid).
-) Questa maggioranza non ascolta le minoranze. Lo ha detto più volte. Perché?
+La maggioranza prospetta ad ogni incontro la necessità e la volontà di aprire alle minoranze: fondamentale la collaborazione e il confronto. Utile costituire il prima possibile le commissioni ed ogni tavolo utile al contradditorio.
Peccato però che dalle parole non si è ancora passati ai fatti mentre è già trascorso un anno dalle elezioni, come stiamo dicendo. Ma la colpa è tutta delle minoranze, della loro aggressività, del loro stare perennemente in campagna elettorale o sulle bacheche di facebook a fare propaganda, del loro costante atteggiamento polemico che allontana e inibisce ogni forma di dialogo.
Questo è ciò che sostiene la maggioranza. Da parte mia invece non posso che sottolineare il teatrino a cui le minoranze sono invitate ogni qual volta si partecipa ad un incontro dei capigruppo o ad una seduta consiliare: non è mai il momento giusto per sapere, non è mai il tavolo idoneo a dare risposte, si fanno domande alle quali non si riesce mai ad avere un riscontro, tanto la maggioranza non ha bisogno di chiarire basta che alzi la mano ed il gioco è fatto. E in questo teatrino i burattini sanno fare bene la loro parte.
-) Cosa sbaglia questa maggioranza nella gestione emergenza Coronavirus?
+Ha sbagliato e tuttora continua a sbagliare nella comunicazione. Abbiamo la “fortuna” di avere un sindaco che è anche medico e quindi avrebbe dovuto e potuto rassicurare due volte la sua comunità: come primo cittadino e come professionista sanitario.
Invece ha voluto rimanere tranquillo lui delegando l’informazione esclusivamente ad un sito istituzionale, individuando un portavoce nella minoranza per poi (dopo due mesi) disconoscerne l’attività di diffusione e lasciando che la sua voce venisse portata a spasso dai volontari della protezione civile e nulla più.
I cittadini si sono sentiti abbandonati, senza una guida, con tante domande, tante paure e tante difficoltà. Ha sbagliato anche e soprattutto a non prevedere azioni di bilancio a supporto di questa emergenza sanitaria, a parte i buoni spesa (tra l’altro intuizione governativa) non mi risultano agevolazioni, sgravi e sussidi mirati al covid.
-) Una riflessione.
+Voglio collegarmi alla prima domanda. Siccome ritengo che dai propri errori si debba imparare, sennò li abbiamo fatti per nulla, durante questo primo anno amministrativo di Riva del Po la mia lista e quella del centro destra ha cominciato una proficua collaborazione.
Con i consiglieri Lucchin e Rosa abbiamo scoperto di avere obiettivi e intenti comuni dal punto di vista della gestione della cosa pubblica intendendo la politica nella sua accezione più alta: quella di servizio alla propria comunità.
Mentre dal punto di vista individuale e delle relazioni sto riscoprendo persone e personalità schiette, impegnate, preparate e puntuali. Naturalmente abbiamo ideali diversi e veniamo da diverse estrazioni politiche ma ci accomuna la passione per il nostro territorio. E chissà se son rose fioriranno.
(l.c.)
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