Pedalando da Serravalle a Le Contane, fino ad Ariano Ferrarese, lungo la strada dei tre comuni…..
SUL CONFINE ORIENTALE DI RIVA DEL PO
di Leonardo Peverati
Di buon mattino, con una giornata che non promette pioggia, ma con le nuvole che coprono il sole di giugno, mi avvio in bicicletta verso Le Contane.
Dopo il cimitero, sulla strada che porta alla piccola località del Comune di Jolanda, lo sguardo corre verso l’infinito e, prima di incrociare il punto dove il cielo sfiora la terra, la bellezza e la maestosità dei campi di grano e granoturco non ancora indorati e le candide paludi delle risaie, riempiono il cuore. Mentre alzi la testa pedalando, la tenuta “Crepaldina”, a destra e le terre della “Leona”, a sinistra, sembrano far parte di un unico insieme.
Lungo il canale che costeggia la strada, anatre e uccelli di ogni tipo!
Volano e sorvolano quei campi stormi di colombi selvatici, pronti a cogliere quello che in questo periodo la natura non nega.
Proseguendo la vastità del paesaggio è interrotta, di tanto in tanto, da alberi e cespugli. La vegetazione spontanea nasconde qua e là qualche casolare abbandonato, qualche rudere fatiscente: sono buoni testimoni di una terra un tempo molto più abitata, quando la campagna dava lavoro e sostentamento a intere generazioni e a una quantità di famiglie oggi impensabile. Comincia, infatti, da queste parti la zona del Basso Ferrarese interessata dalla “Riforma Agraria” degli anni cinquanta.
Andando e ammirando, non scordo che in queste terre nasce il “RISO” migliore d’Italia. Qui sono nati due marchi: “Riso Jolanda” e “Riso Cenacchi”, impresa agricola del mio paese.
Mentre i ricordi “vedono” quello che in realtà vedevo da bambino, prima di arrivare alla chiesa, svolto subito dopo l’ex Consorzio Agrario e mi avventuro su un’altra strada, quella che da Le Contane arriva sulla provinciale che da Mezzogoro porta ad Ariano Ferrarese.
E’ su questa strada che la “parte Orientale” di Riva del Po, con il mio paese, va a terminare confinando con tre Comuni, quello di Jolanda, di Codigoro e di Mesola. Sì, sono queste le zone di confine: alla mia sinistra ancora insiste Serravalle, alla mia destra Jolanda e Codigoro.
E’ su questa strada che, dopo il “Belvedere”, incontro la piccola Località “Convento”: molto abitata un tempo, è l’agglomerato di case più avanzato di Serravalle. Non puoi andare oltre senza fermarti: sono i tuoi paesani che non vedi mai, sono la “gente di confine”, che spesso gravitano su altri centri più vicini.
L’accoglienza è tuttavia sobria, propria di quella gentilezza della campagna che fa parte del nostro modo d’essere. Parcheggio la bicicletta, saluto e per un buon quarto d’ora le chiacchere sono assicurate.
Sono quasi le otto, lascio la compagnia, loro devono lavorare, i mezzi agricoli sono già usciti dai capannoni ed io devo rientrare, non sono nemmeno a metà strada.
Prima di andarmene una signora mi accompagna e mi apre la porta della loro Chiesetta, mi chiede addirittura scusa perché in quel momento la troverò in disordine. Anche qui il “virus” ha impedito la piccola festa del mese di maggio, tradizione e consuetudine da tempo immemore. Sì, perché è consacrata la Chiesa e fa parte integrante della Parrocchia di Serravalle, notare che siamo almeno a otto, nove chilometri di distanza.
Un’ultima foto da lontano, mentre mi accingo a ritornare sulla strada dei tre confini.
Giungo in fretta sulla provinciale, saluto le ultime case di Riva del PO, anche se in pratica situate a poche centinaia di metri da “Arianino”, anzi una di queste sta in pieno centro.
Di questi nostri paesani, quasi tutti piccoli agricoltori, da noi si dice che “mangiano a Serravalle”, “dormono a Mezzogoro” e “arano la terra a Jolanda”: mi domando se mai nessuno abbia pensato alle difficoltà, anche solo pratiche e burocratiche, di questa gente. Come poi abbiano fatto nel periodo di “quarantena” dell’emergenza a rispettare quel che si doveva, non lo so ….ma un sorriso mi aiuta a pensare che in campagna spesso a tutto si trova soluzione.
Ormai sono le nove del mattino e mi aspettano ancora nove chilometri di argine per arrivare a casa e allora raggiungo il “Fiume”. Il paesaggio cambia, le risaie e campi di grano lasciano spazio ai boschi in mezzo al Po e all’erba arrotolata sulla spalla più alta dell’argine.
Tre o quattro chilometri e lascio i “CONFINI ORIENTALI ” del mio Comune: vedo la “Villa” e, raggiunta la rampa dei “Cortili Folla”, scendo ad ammirare gli animali di un piccolo maneggio immerso nel verde.
Torno ai pedali, sono a casa e porto con me l’ultima soddisfazione di uno scatto a un leprotto che, per niente impaurito, mi guarda e con un balzo se ne va…..
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