Una vicenda poco chiara quella del manager che ha portato il virus in Italia. Ma ogni ora che passa la situazione prende forma, la vera forma, anche se mancano ancora molti pezzi al mosaico, come riporta LaVocediRovigo.it.
La vera storia del focolaio vicentino: tra sveltine, feste e pure un viaggio a Medjugorje
L’imprenditore, in barba alle regole contro il contagio, sarebbe andato ad una festa con la febbre e poi, positivo, ha rifiutato il ricovero insultando i medici.
05/07/2020 – 12:56
Si infetta durante il viaggio d’affari, poi la sveltina al ritorno, la ripartenza per pregare a Medjugorje, la festa con gli amici del paese e il rifiuto del ricovero, con tanto di insulti al personale medico. E’ la vera storia del focolaio di Vicenza, scatenato da un imprenditore vicentino che si era infettato in Serbia dove si era recato con due collaboratori e un amico per lavoro.
Tornato in patria, avrebbe contattato una “massaggiatrice” cinese con la quale avrebbe avuto un rapporto. E poi via, si parte per una destinazione mistica: Medjugorje, in Bosnia Erzegovina.
Tornato a casa, nonostante avvertisse sintomatologia compatibile con il coronavirus, tra le quali, febbre a 38°, avrebbe pensato bene di partecipare ad un’affollata festa di compleanno, presenziare ad un funerale, recarsi in fabbrica e al bar. Il giorno dopo, l’industriale si rivolge al pronto soccorso di Noventa Vicentina dove il tampone ha esito positivo.
Caricato in ambulanza, è trasferito all’ospedale di Vicenza: gli propongono il ricovero, lui reagisce in malo modo e rifiuta.
“Ha manifestato un atteggiamento irrispettoso verso medici e infermieri, infine ha firmato la dimissione volontaria e se n’è andato”, riferisce Giovanni Pavesi, il direttore generale dell’Ulss Berica.
A persuaderlo, così, c’è voluta l’insistenza del sindaco di Sossano, Enrico Grandis, efficace anche nel convincerlo a collaborare con i camici bianchi, fornendo loro l’elenco dei contatti intercorsi nei giorni precedenti. Non proprio un contributo esemplare, il suo: dimentica il terzo compagno di viaggio, glissa sulla “massaggiatrice” e fornisce vaghe indicazioni sulla festa.
Lo ricoverano in rianimazione – sarà segnalato alla procura della Repubblica – e nel frattempo gli amici avvertono a loro volta la sintomatologia temuta e si rivolgono ai medici, snocciolando finalmente la verità.
Anche la cinese si reca al pronto soccorso, quello di Schiavonia, e al pari degli altri risulta infetta, salvo negare le circostanze del contatto e raccontare una discreta serie di frottole. L’elenco delle persone in isolamento cautelare sale a 117.
(a cura di cl)
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