Cologna – È partito il processo che vede imputato Saverio Cervellati, reo confesso dell’omicidio della giovane Cinzia Fusi di Cologna.
Nella prima udienza, che si è svolta lunedì 5 ottobre, a Saverio Cervellati è stata negata la perizia psichiatrica e sono stati sentiti i carabinieri che hanno svolto le indagini.
“Ho ucciso mia moglie”. Sono le parole che Saverio Cervellati ha detto andando incontro al carabiniere Antonio Cucchiara che il giorno dell’omicidio, assieme ad un collega, si trovava a qualche decina di metri dal negozio “Spedi Bene” di via Primicello, dove Cinzia Fusi era riversa a terra, in una pozza di sangue ma ancora viva.
Presente in aula Saverio Cervellati è rimasto tutto il tempo ad ascoltare, seduto di fianco all’avvocato Elisa Cavedagna. Il primo ad essere stato ascoltato è stato proprio il carabiniere Antonio Cucchiara, in servizio nella Stazione dei Carabinieri di Berra, che dopo aver sentito per primo l’omicida fu anche il primo a entrare nel box, mentre il collega controllava Cervellati, e vedere la Fusi per terra, chiedendo immediatamente l’intervento del 118.
“Muoveva la testa e si sentiva respirare”, ha raccontato il militare durante l’interrogatorio, il tutto confermato da una foto che il carabiniere ha scattato con lo smartphone, con una funzione in movimento che racchiude una sequenza di alcuni secondi e che mostra Cinzia Fusi, con un fazzoletto in bocca, che muove la testa da una parte all’altra: il decesso verrà dichiarato dopo una corsa disperata verso l’ospedale di Cona.
Successivamente, sempre dalle foto, sono stati evidenziati altri particolari, dove naturalmente le parti hanno dato significati diversi. Successivamente è stato sentito il tenente Domenico Marletta, comandante del Nucleo operativo dei Carabinieri di Copparo, che ha svolto le indagini a largo raggio: dai rilievi sul posto alla ricerca di riscontri per le affermazioni di Cervellati tramite l’analisi delle telecamere del Targa System, quelli sui tabulati telefonici e le celle agganciate, nonché i controlli sui conti correnti e le testimonianze dei conoscenti.
A seguire il maggiore Giorgio Feola, ex comandante della Compagnia Carabinieri di Copparo, che ha svolto le indagini ed è stato presente anche all’interrogatorio di Cervellati. A concludere Pietro Bucchieri del Nucleo Investigativo, sentito in merito ai rilievi tecnici svolti.
Alcuni dubbi da chiarire e molte controversie tra le parti: si gioca sulla premeditazione dell’omicidio, che influirà molto sull’esito finale.
La famiglia di Cinzia Fusi, il padre Roberto, la madre Maria Lopane, la zia Caterina Lopane e la cugina Maria Cristina Fusi, sono parte civile nel processo, rappresentati dall’avvocato Denis Lovison, come pure i Comuni di Copparo e Riva del Po. L’avvocato Lovison è convinto che non si sia trattato di un raptus, ma di un atto premeditato e per questo si batterà fin dalla prossima udienza, prevista per lunedì 12 ottobre, dove verranno ascoltato i consulenti tecnici, a partire dal medico legale, il tossicologo e il consulente informatico che ha analizzato computer e i cellulari nonché alcuni testi delle parti.
Non è esclusa l’ipotesi che verrà sentito anche lo stesso Saverio Cervellati.
(m.b.)
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