📌 Stefano Bonaccini, prima di tutto come sta?
«Abbastanza bene. Un po’ di tosse e spossatezza, sintomi lievi per fortuna. Sono a casa, ovviamente in isolamento, da dove continuo a lavorare. Mi permetta di ringraziare gli operatori sanitari e i tantissimi che mi hanno scritto e chiamato, grazie davvero a tutti».
📌 Tra governo e Regioni lo scontro è durissimo. Chiederà una verifica del sistema di raccolta dati, sulla cui base l’Italia è stata divisa in tre fasce di rischio?
«Avevo proposto di ridurle a due, ma questo non sposta il problema. Siamo tutti in una condizione di pandemia, tutti dobbiamo rispettare le regole, tutti abbiamo il dovere di fare in modo che le misure funzionino. È il momento della responsabilità e dell’unità, dimostriamo di essere un grande Paese e ne usciremo prima e meglio».
📌 La cabina di regia ha lavorato su dati vecchi, come denuncia Fontana?
«Il virus avanza, gli ospedali potrebbero raggiungere presto il limite. Non ci sono pagelle da dare, ma una pandemia da fermare».
📌 Non siete “proconsoli”, come accusa Di Maio?
«Non abbiamo bisogno di accrescere il livello di scontro ma semmai di lavorare assieme. Lo dico a me stesso, al governo e ai miei colleghi Presidenti di Regione. Ascoltiamo il Presidente Mattarella e abbassiamo i toni, una pandemia non si sconfigge con la polemica».
📌 Il margine decisionale che il Dpcm lascia al ministro Speranza aprirà trattative tra governo e Regioni ogni volta che arrivano i dati?
«Non ci sono trattative, non siamo al calciomercato. Ci sono 21 parametri e i relativi dati forniti dai territori, valutati dagli esperti. Non troverei sbagliato un livello di confronto tecnico, di volta in volta, tra gli esperti del ministero e quelli delle Regioni coinvolte. Ne parleremo col ministro, ma l’importante è che qualsiasi meccanismo abbia come obiettivo la tutela della salute pubblica».
📌 Gira il sospetto che le Regioni possano inviare dati parziali per evitare il lockdown. Non è gravissimo?
«Non voglio nemmeno pensare a una eventualità del genere. Parlo comunque per l’Emilia-Romagna. I nostri dati, caricati dalle aziende sanitarie locali su una piattaforma, sono validati, diffusi e inviati ogni giorno a stampa e via social network. Abbiamo una responsabilità enorme, non certo piccoli interessi di bottega da difendere».
📌 Tante attività saranno costrette a chiudere. Vede il rischio di tensioni e rivolte?
«La pandemia incide profondamente su famiglie e imprese. Al netto delle manifestazioni di violenza e vandalismo, inaccettabili e ingiustificabili, abbiamo l’obbligo di ascoltare chi rischia di chiudere e non riaprire più. Come Regioni abbiamo insistito da subito perché alle misure restrittive fossero affiancati ristori certi, adeguati e immediati. Ben venga un decreto ristori-bis».
📌 Sbagliano i ministri Boccia e Speranza quando vi spronano ad assumervi le vostre responsabilità?
«Fin dall’inizio le Regioni hanno condiviso il 100% o quasi delle ordinanze del governo. Abbiamo lavorato insieme. Un impegno riconosciuto anche dal Presidente Mattarella, il cui appello a proseguire su una linea di unità condivido totalmente. Non si tiri fuori ogni volta la storia delle responsabilità perché io non ho mai delegato a nessuno le mie. La nostra richiesta è sempre stata di uniformare il più possibile i provvedimenti, perché questa seconda ondata ha un impatto più omogeneo sul Paese. Poi il governo ha deciso e io quella decisione la rispetto e la applico».
📌 L’Emilia-Romagna è in zona gialla, è soddisfatto?
«Niente confronti, anche perché dalla zona gialla si può entrare in quella arancione o in quella rossa sulla base dell’andamento del contagio. È vero invece che a marzo eravamo la seconda regione più colpita mentre oggi misuriamo alcuni effetti importanti di misure che abbiamo assunto. Basta? No, purtroppo no. Dobbiamo stare ancora più attenti, io per primo perché mi sono contagiato nonostante una la rigida osservanza delle norme di sicurezza».
📌 Zingaretti deve entrare al governo come vice di Conte?
«Si è già espresso chiaramente Nicola, il tema non mi appassiona. Il governo deve esprimere autorevolezza, questo sì. Abbiamo davanti la sfida del Piano di ricostruzione nazionale, opportunità che non possiamo permetterci di lasciar cadere. E cosa aspettiamo a utilizzare i fondi del Mes per rafforzare la sanità?».
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