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SERRAVALLE – CARO ESTINTO MA QUANTO MI COSTI? – PROTESTE E LAMENTELE PER LE TARIFFE CIMITERIALI E PER LA GESTIONE GECIM DEI CIMITERI – SEMBRANO FRANCAMENTE ECCESSIVE…

Serravalle – “Caro estinto: ma quanto mi costi”. Nei giorni scorsi l’amministrazione comunale di Riva del Po ha approvato le nuove tariffe dei servizi cimiteriali, gestiti da Gecim, e subito si è riaperta la discussione. Ancora una volta a farsi sentire sono i cittadini di Serravalle.

“Non perché siamo i più “rumorosi”, i più esigenti dell’intero comune, ma semplicemente perché da decenni combattiamo questi problemi – spiegano i cittadini – che ogni giorno sorgono attorno ai nostri cari scomparsi”.

Prima (ma ancor oggi) contro l’impossibilità di avere dei loculi, poi contro la gestione della camera mortuaria (non ancora aperta) di Copparo a pagamento ed ora con le tariffe, “a dir poco esose”.

“Basta scorrere alcune voci per capire che le tariffe applicate sono oltre la media – è ancora il loro commento – secondo lo stato il valore massimo di un funerale è di 1500euro (la cifra massima consentita per il rimborso sul modello 730): con queste tariffe la cifra si supera, di gran lunga”.

Un esempio: chiusura loculi in muratura per funerale, con o senza mattoni, 146euro e 40 centesimi.

“Stiamo parlando di chiudere un” buco” di 80 per 60 centimetri – riprendono i cittadini – se queste sono anche le tariffe delle imprese edili non vogliamo immaginare quanto può costare una casa, anche se di piccole dimensioni”.

“L’unica tariffa accettabile è quella delle luci votive (21,14 euro all’anno) – concludono – se almeno il servizio funzionasse. Non vi è alcun controllo da parte del gestore. Circa la metà delle luci sono spente, vuoi per guasti mai riparati e vuoi per disdetta, che naturalmente arriva proprio perché il servizio non è adeguato.

Se si brucia una lampadina devi essere tu a segnalarlo, altrimenti non viene sostituita. Ma chi ha il suo caro lí e abita altrove, magari a Milano, e viene 1 o 2 volte all’anno come fa a controllare? Insomma, anche qui non ci siamo”.

(d.m.b.)

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