Di Francesco Nigro –
Spicca nel testo definitivo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, prossimo ad essere inviato alla Commissione Europea, il Progetto per la rinaturazione del Po, frutto della collaborazione fra la storica associazione ambientalista, WWF Italia, e ANEPLA, Associazione Nazionale Estrattori e Produttori Lapiedei Affinidi Confindistria. Una proposta tecnica congiunta per interventi di rinaturazione lungo le sponde del Grande Fiume, passata al vaglio e accolta dal Ministro per la Transizione Ecologica. Seguono i dettagli nel comunicato stampa di WWF Italia.
“Il Progetto per la Rinaturazione del Po prende in considerazione una vasta fascia fluviale, dalla provincia di Pavia fino a quella di Rovigo, che si estende per 32.431,18 ettari, nella quale sono state individuate 37 aree da rinaturalizzare lungo il tratto medio padano più altre 7 aree localizzate nel delta del Po. La proposta è coerente con la pianificazione di bacino (in particolare con il programma sedimenti dell’Autorità di Bacino del Po) e con le direttive europee “Acque”, “Alluvioni” e Habitat.
Il progetto risponde agli obiettivi e agli standard definiti nelle Linee Guida per i PNRR e nel Regolamento che istituisce lo strumento Recovery and Resilience Facility (RRF), in cui si chiede ai Paesi Membri della UE di intraprendere azioni concrete per accrescere il loro capitale naturale tutelando e riqualificando le loro risorse naturali. Intervenire sul Po risponde anche alle indicazioni della “Strategia Europea per la biodiversità” che chiede ai Paesi Membri di intervenire sui 25 mila chilometri dei fiumi europei per ripristinare le pianure alluvionali e le zone umide e consente di integrare e implementare gli obiettivi di sviluppo sostenibile avviati in quest’area dai due MAB Unesco presenti: “Po Grande” e “Delta Po”.
“E’ un progetto assolutamente strategico, che costituisce un ottimo biglietto da visita dell’Italia in Europa, nel quale si coniugano le esigenze di riqualificazione ambientale e di ripristino dei servizi ecosistemici e si contribuisce a ridurre il rischio idrogeologico. La Rinaturazione del Po è un progetto pilota che può essere replicato lungo tutti i principali fiumi d’Italia e favorire una vasta e concreta azione per invertire la curva della perdita di biodiversità e per l’adattamento ai cambiamenti climatici” afferma Alessandra Prampolini direttrice del WWF Italia.
“Il progetto è un’occasione formidabile di sviluppo per un territorio e dimostra come sia possibile coniugare positivamente le priorità ambientali con le esigenze di chi vive e lavora anche su un’area così complessa come quella padana, dimostrando nel concreto che l’uso sostenibile delle risorse non è soltanto un’aspirazione ma si può tramutare in un’iniziativa condivisa tra il settore privato e il mondo associativo” sostiene Claudio Bassanetti Presidente di ANEPLA.
Gli obiettivi del progetto, ricordano WWF e ANEPLA, sono: riequilibrare i processi morfologici attivi, attraverso la riduzione dei pennelli per la navigazione, divenuti negli anni troppo alti per essere sormontati dalle portate ordinarie del Po ma che vengono adeguati in modo da garantire un’azione di rinaturazione (ripristino delle zone umide perifluviali), consentendo le attuali condizioni di navigabilità; migliorare le condizioni di sicurezza idraulica, diminuendo il più possibile le sollecitazioni idrodinamiche in corrispondenza delle arginature e aumentando la capacità d’invaso e il recupero del corridoio ecologico rappresentato dall’alveo del fiume e dalla fascia naturale perifluviale, costituita da una notevole diversità di ambienti (greti, isole, sabbioni, boschi ripariali, lanche, bodri….) che è importante tutelare, come dimostrato anche dai numerosi siti di Rete Natura 2000 presenti in questo tratto, attraverso una diffusa azione di rinaturazione.
Il progetto prevede un investimento di 360 milioni di euro per ripristinare e riattivare i rami laterali e le lanche, per ridurre i pennelli di navigazione * (vedi n.d.r a piè pagina), per riforestare con specie autoctone la fascia fluviale, per contenere ed eradicare specie vegetali alloctone invasive. Si tratta di un investimento dello Stato sul proprio capitale naturale che consentirà di attivare servizi ecosistemici che ripagheranno l’investimento fatto.
“L’Autorità di distretto ha accolto favorevolmente la proposta perché coerente con la Pianificazione di bacino e con il Programma generale di gestione dei sedimenti ed è disponibile a coordinare l’attuazione del progetto promuovendo il coinvolgimento di tutti gli enti pubblici competenti nelle diverse fasi attuative, anche con il supporto tecnico scientifico delle Università del distretto e garantendo la partecipazione degli stakeholder territoriali. La proposta inoltre ben si integra con il percorso di sviluppo sostenibile intrapreso con il MAB Unesco “Po Grande” che vede il coinvolgimento attivo di 85 comuni e 8 province rivierasche” commenta Meuccio Berselli, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale del Po.
“Si tratta di una grande sfida e un’enorme opportunità per la riqualificazione del nostro più importante fiume. Il Po è una grande infrastruttura in grado di coniugare biodiversità, bellezza paesaggistica, turismo e mobilità sostenibile, essendo al contempo risorsa idrica e fonte di energia rinnovabile. Questo progetto ne valorizzerà ulteriormente le potenzialità e peculiarità. AIPo come soggetto attuatore degli interventi avrà il delicato e prezioso compito di predisporre i numerosi progetti previsti. Un’occasione unica e di grande rilevanza.” Così Irene Priolo, Presidente di AIPo, che riunisce tutte le Regioni attraversate dal Po, e Assessore all’Ambiente e difesa del suolo della Regione Emilia Romagna.
Roma, 3 maggio 2021
* n.d.r – I nuovi progetti a corrente libera prevedono che i pennelli e le opere radenti debbano mantenere quote di coronamento ridotte rispetto a quelle relative agli interventi già realizzati. Ciò al fine di adeguare le opere ai nuovi dettati del Piano di Gestione dei Sedimenti dell’Autorità di Bacino, che prevede quote di sfioro per una portata di 800 mc/s, permettendo la riattivazione delle lanche retrostanti.
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