Serravalle – “Durante questa mia permanenza a Serravalle ho capito che la Villa Giglioli rappresenta per tutti un bene prezioso. Durante le escursioni fatte in quel luogo con i bambini e ragazzi ho potuto notare un patrimonio che se ne va piano piano. Non è possibile trovare una soluzione per recuperarla? Dove ero prima, Voghiera, c’è stata la rinascita del Belriguardo, forse messa anche peggio di Villa Giglioli, con aiuti pubblici, nonostante la struttura sia privata”.
Sono parole di don Andrea Masini, parroco di Serravalle dal settembre del 2016, che esprime un desiderio, una voglia, una necessità o comunque quello che gran parte dei Serravallesi e non vorrebbero, cioè che Villa Giglioli ritornasse come prima, meglio di prima.
“Ci sono possibilità di recupero della Villa Giglioli”. Risponde Andrea Zamboni, sindaco di Riva del Po e presidente dell’unione Terre e Fiumi, un’affermazione accolta con entusiasmo da parte dei partecipanti alla “Cerimonia di donazione dell’archivio di casa Giglioli”, alla quale era presente il dottor Giuseppe Indelli, erede dei Giglioli ed attuale proprietario della Villa.
“Il progetto Crea, che gode del sostegno regionale e che punta sulla formazione, rappresenta un punto di riferimento per il recupero di Villa Giglioli – aggiunge Andrea Zamboni – Crea è finalizzato a sviluppare conoscenze e competenze di pubblico e privato. Si collega direttamente al parco progetti di Ponti per l’Europa, nell’abito del quale sono state definite oltre cinquanta iniziative di sviluppo territoriali, le quali necessitano di essere finanziate con le opportunità fornite dalla Comunità Europea attraverso i tanti programmi, che dunque vanno intercettati e progettati.
Una opportunità – dice ancora il primo cittadino – che dobbiamo cogliere per riportare Villa Giglioli al recupero e rilancio. In questi giorni Crea vedrà gli incontri programmati e una volta acquisito le competenze, si può partire”.
E quindi basterebbe presentare un progetto valido, credibile, di recupero per arrivare al traguardo, ormai ricercato da 13 anni.
Era il 1º gennaio 2009 quando le fiamme, di origine dolosa, distrussero gran parte di Villa Giglioli, un pezzo di storia dell’intero territorio: l’immediato intervento dei vigili del fuoco non bastò a fermare le fiamme, che misero a nudo la parte occidentale della villa. Favorevoli a qualsiasi tipo di intervento, pur di recuperare la Villa, sono gli eredi Indelli.
“Quando abbiamo dato in uso la Villa – spiega Giuseppe Indelli – il nostro intento era quello di fare cosa buona e saggia. Ed invece le due società si sono presentate con progetti una peggio dell’altro. L’epilogo lo sappiamo tutti, a posteriori non ci resta che recitare il mea culpa. Ora un recupero è ben accetto: ci va bene tutto, purché avvenga”.
È giusto ricordare che la proprietà ha sempre messo a disposizione della comunità civile e di quella religiosa spazi e edifici, credendo nel valore educativo e turistico di un luogo tanto ricco di storia. I meriti in campo culturale degli eredi Giglioli sono ben evidenti. Essi, infatti, fin dall’anno 2000-2001 hanno donato l’intero patrimonio archivistico di Casa Giglioli all’Istituto di Studi Rinascimentali. Gli eredi hanno poi collaborato per produrre uno studio progettuale inerente il restauro funzionale della Villa.
Nell’anno accademico 2011-12, alla facoltà di architettura dell’università degli studi di Palermo, è stata presentata la tesi redatta da Margherita Martina Emma avente per titolo: “Progetto di restauro e rifunzionalizzazione di Palazzo Giglioli”. Ma non solo: il 12 gennaio 2009, 12 giorni dopo l’incendio, l’architetto Lanfranco Viola (Progettista e Libero Professionista) scriveva: “Perché non predisporre, almeno sulla carta, attraverso la Facoltà di Architettura dell’Università di Ferrara, un progetto di riutilizzo e rivitalizzazione di tutti gli edifici storici superstiti? Non polemica ma la ricerca di una soluzione per il recupero di tutte quelle opere abbandonate, compreso Villa Giglioli e il Belriguardo”.
Quest’ultimo è stato recuperato, ora tocca a Villa Giglioli, proprio come dice don Andrea Masini.
(d.m.b.)
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