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RO – UN POMERIGGIO EMOZIONANTE SABATO 9 SETTEMBRE DEDICATO A PARLARE DEL DISAGIO GIOVANILE – INTERVENTI DI ORGANIZZATORI E PUBBLICO HANNO RESO PROFICUO L’INTERESSANTE INCONTRO

Ro – Un pomeriggio emozionante ha riunito numerose persone sabato pomeriggio a Ro per parlare del disagio giovanile, inteso come il malessere in età evolutiva, il non-agio, tipico soprattutto dell’adolescenza, che non ha caratteristiche di una specifica patologia ma può essere il risultato di molteplici concause che intaccano il benessere dei ragazzi.

Un argomento delicato che il Gruppo Donna Oggi ha sviluppato in questo incontro, con l’apertura di Maria Cristina Felisati, responsabile e co-fondatrice (con la dottoressa Marchi) del Gruppo: “Un grande abbraccio a tutti Voi che siete presenti e tra i quali vedo molti amici che la quotidianità mi fa inesorabilmente trascurare. Ma non per questo non vi tengo nel cuore. La vita sociale autentica, i rapporti umani basati sul rispetto reciproco sono l’hummus, la sostanza che come in natura fa crescere le piante, altrettanto fa crescere noi come persone perbene.

Questa iniziativa, che spero vivamente, sia solo l’inizio di un piccolo, ma reale processo di attivazione di interessi ed azioni, rivolte ai giovani, è stata fortemente da me voluta. Ringrazio quindi Anna Cinzia (assessore comunale) che oggi è qui come Donna lasciando a casa i titoli e le lauree, perché ha condiviso il mio “sentire” e vuole esserci con la sua semplicità.

Anche il Sindaco ha voluto essere presente ma come persona, uomo che crede nella forza delle donne e di quello che sono in grado di portare avanti”.

Poi la lunga lista di ringraziamenti, a tutti gli intervenuti, a quelli che hanno portato la propria esperienza, prestandosi a raccontare un po’ di sé. “Il nostro intento – ha detto ancora Felisatti – è semplicemente quello di stimolare racconti sentiti di condivisione di esperienze positive e negative per aiutarci vicendevolmente a capire i giovani. Il contesto sociale attuale tra Covid e guerre, ha nettamente peggiorato il vivere quotidiano e le difficoltà già molteplici che la donna incontrava normalmente, si sono enormemente lievitato.

È risaputo che quando si parla di donna, entra inevitabilmente e giustamente, a mio avviso, nel nostro immaginario collettivo, il termine famiglia, figli, lavoro, scuola, trasporti, ambiente sociale e naturale, ecc… Proprio per questo occorre occuparsi delle giovani generazioni, i nostri ragazzi: giovani donne e giovani uomini, ai quali non abbiamo lasciato un grande futuro in questo nostro pianeta.

Da qui l’idea di porci il problema di cosa si possa fare per loro in una comunità come la nostra. Intanto ascoltare le esperienze di chi sta’ con loro e dedica parte della propria giornata in attività sportive, storiche, culturali, rievocative, musicali, religiose eccc…, potrebbe aiutarci a comprenderli meglio e quindi a trovare più facilmente la chiave per un dialogo costruttivo, nel rispetto delle loro pulsioni emotive, senza utopistici autoritarismi referenziali, di solo facciata.

L’intento sarebbe di collegare tutte queste attività in un progetto articolato sperimentale, che se raggiungesse risultati positivi, potrebbe essere esportabile e vestibile in altri aspetti della nostra vita di comunità. Certo è ben poca l’incisività, che una piccola Comunità come la nostra, può realizzare perché il contesto geografico nazionale, europeo ed addirittura mondiale, non è dei migliori in questi ultimi decenni; ma noi vogliamo provarci. In questo lungo periodo tante cose “brutte e violenti” sono accadute ed è difficile tenere stretta la speranza nel nostro cuore, essenziale molla per vivere Noi ci proviamo guardando attraverso gli occhi delle donne e dei giovani.

I nostri giovani, sono quanto di più prezioso abbiamo: come donne, come territorio, come investimento, come vita futura per tutti noi”.

Numerosi gli interventi, che daranno spunto a Felisatti e collaboratori per proseguire con altre iniziative, “per concretizzare un progetto fattibile e vestibile al nostro territorio – ha concluso Felisatti – da sottoporre all’Amministrazione, ma certamente con l’aiuto reale di chi lavora fattivamente per la nostra comunità, quindi dovrà essere il nostro progetto, magari costruito insieme alla Psicologa ed ora amica Anna Ruggeri, senza la quale tutto questo non sarebbe stato possibile e che ringrazio tantissimo”.

Non poteva mancare il buffet conclusivo.

(d.m.b.)

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