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CRESPINO (RO) – UCCISE UN CUCCIOLO CON UN FUCILE A PALLETTONI PERCHE’ DAVA FASTIDIO – CONDANNATO IN PRIMO GRADO A SETTE MESI

Crespino – Due colpi, due scariche di micidiali pallettoni che fecero strazio del corpo del cagnolino, lasciando lì, sul ciglio di una strada bianca, morto. Ora, a carico dell’imputato, è arrivata una condanna a sette mesi, sospesi con la condizionale: gli atti saranno anche trasmessi alla Prefettura, affinché valuti se sia il caso o meno di revocare il porto d’armi e la licenza di caccia dell’uomo.

La notizia arriva dalla vicina Crespino, a due passi da Cologna, meglio dire due bracciate, visto che si trova appena di là dal Po. Il fattaccio, è il caso di dirlo purtroppo non tanto raro, risale ad aprile del 2019. Fu una passante a vederlo, poco dopo, durante una passeggiata, e a collegare questo triste ritrovamento col fatto che, prima, aveva udito due colpi, distinti, esplosi a breve distanza l’uno dall’altro. 

L’uccisione del piccolo meticcio, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, tutt’altro che accidentale, che fece inorridire tutto il Polesine.

“Voglio vedere in faccia la bestia che ha ucciso il cagnolino”. Erano le parole di rabbia del sindaco Angela Zambelli che auspicava la risoluzione del caso. L’esperienza e la conoscenza del territorio dei militari della locale stazione consentirono, in breve, di individuare in un cacciatore della zona la persona ritenuta responsabile dell’uccisione del cagnetto.

Avrebbe sparato non nel corso di una battuta, ma perché il cane – non di sua proprietà – dava fastidio, raggiungendo il pollame e attaccando le galline. Da qui la decisione, ovviamente secondo le contestazioni, di aprire il fuoco. A seguire, la denuncia a suo carico e il processo penale, chiuso nella mattinata di mercoledì 2 novembre scorso, con la condanna inflitta dal giudice Mabel Manca

Doveroso precisare che si tratta di una condanna di primo grado, quindi passibile di impugnazione in appello. Sarà ora l’imputato, assistito dall’avvocato Germano Rizzi, a decidere se compiere o meno questo passo, una volta lette le motivazioni della sentenza. 

Nel corso della discussione, la difesa aveva ribadito come non vi fosse certezza che fosse stato proprio l’imputato ad aprire il fuoco. Nelle indagini erano stati coinvolti anche i carabinieri del Ris, che avevano però potuto genericamente indicare una compatibilità tra un fucile legalmente detenuto dal cacciatore e i pallettoni trovati nel corpo della bestiola.

(d.m.b.)

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