A Berra continuiamo a celebrare il maiale, si è infatti svolta nelle giornate di mercoledì 7 e giovedì 8 dicembre scorsi la 18esima sagra de I’OSS, organizzata dall’Associazione Cultura e Spettacolo Berrese in collaborazione con il Centro Sociale La Colomba.
Una due giorni davvero intensa, ma soddisfacente, per gli organizzatori che hanno ricevuto numerose prenotazioni e non meno complimenti per la qualità dei piatti serviti. I maltagliati con brodo di fagioli “gemellati” da questa edizione, alle passatelle sempre in brodo di fagioli, un’idea del gruppo “giovane” dalla progettazione alla preparazione che ha riscosso un imprevisto successo sul numero delle ordinazioni.
Questi primi, preceduti dall’antipasto a base di salumi, rigorosamente di maiale, sono stati seguiti dai piatti soliti, ma sempre molto apprezzati, tipici della sagra: le tenere e saporite costine al forno, il salame alla griglia con patatine fritte, il fegato alla veneziana, la salama da sugo dal gusto deciso e dal profumo forte e aromatico abbinata ad un morbido purè, piatti gustosi e ben cucinati, ma chi l’ha fatta da padrone è il piatto del bollito: oss, zampett e cudghin accompagnato con cren “da lagarmun” (talmente forte che fa lacrimare gli occhi).
Un piatto sì, umile, ma è il piatto sovrano, il piatto re della sagra, il piatto della tradizione ricercato dagli estimatori. La sagra de I’OSS è, infatti, una sagra di nicchia, a cui si avvicinano coloro che apprezzano una cucina saporita e impegnativa, una cucina che riporta il commensale alla tradizione antica, quella dei pentoloni che eruttano vapore bianco e denso, vapore che si appiccica ai vetri e rende densa l’aria, già satura di profumi e aromi intensi. Vapore che riscalda la cucina nel cuore dell’inverno e restituisce alla memoria le atmosfere agresti di un tempo, in cui ci si riuniva nelle grandi cucine ad assaporare le parti povere del maiale, di quel maiale di cui non si buttava via niente.
Fuori il freddo, il buio, la nebbia, dentro il calore della compagnia riunita attorno al tavolo a condividere. Ed è stato così anche per noi: all’interno belle tavolate di gente al caldo nelle sale illuminate, gente che mangiava in serenità, “piluccava ossi”, gustava parti più nobili e beveva buon vino, fuori il freddo e il buio della notte. Eh sì, fuori era proprio buio, buio pesto, buio nero nero per immergere il commensale nel “buio campagna”, dove unicamente il sole e la luna scandiscono i tempi e le azioni degli uomini.
(crise)
Views: 230