Berra – “Questo signore prestato alla politica delle istituzioni che manco sa cosa siano, è stato eletto presidente del consiglio comunale del nostro comune”. Inizia con queste parole l’esamine di Leonardo Peverati sulla questione che coinvolge il presidente del consiglio comunale di Riva del Po Paolo Manzoli. Ex consigliere comunale, Leonardo Peverati critica duramente il comportamento del presidente del consiglio comunale.
“In una seduta consigliare ha tolto la parola, e impedito di parlare, a una consigliere di opposizione su un tema molto inerente al buon funzionamento del Comune, quello dei dipendenti comunali. E se c’è qualcosa che oggi non funzione in comune, è esattamente la confusione che regna fra i dipendenti, mal diretti e ancor più in balia della quasi soverchiante disorganizzazione.
Sono stato consigliere per 14 anni in quel di Berra, a me non ha mai preso la parola nessuno. Di fronte a un caso del genere è intollerabile la mancata presa di posizione del sindaco e della maggioranza. E’ VERGOGNOSO per chi si vanta di tanta democrazia….”.
Più profonde le considerazioni e valutazioni della diretta interessata. “L’odg in discussione riguardava una variazione di bilancio per assunzione di nuovo personale ed il mio intervento – scrive Simoni – riguardava proprio alcune perplessità inerenti la dis-organizzazione del personale alla quale questa variazione a mio avviso non dava soluzione (si prevedeva per es. l’assunzione di un addetto stampa per il sindaco) quindi ero assolutamente in tema.
I dipendenti poi sono pubblici. I loro nomi e cognomi con numeri di telefono e mail aziendali si trovano sul sito istituzionale perché devono essere raggiunti dai cittadini proprio nello svolgimento del loro pubblico servizio e visto che ancora si riceve per appuntamento. Di che privacy stiamo parlando? Quale lesione avrei provocato? Tra l’altro ho menzionato i servizi anagrafe e quindi gli sportelli comunali ed i loro funzionari per portare un esempio calzante e palese di mala organizzazione ma non ho declarato le loro generalità”.
E a riguardo della richiesta di dimissioni del Presidente del Consiglio, Simoni dice: “Io e la consigliera Serena Occhi abbiamo chiesto le dimissioni del Presidente del Consiglio nella sede opportuna ovvero durante una seduta di consiglio. E la risposta alla nostra richiesta la apprendiamo da un articolo di giornale. Nessuna comunicazione formale ed ufficiale ci è in merito pervenuta. E meno male che i nostri amministratori parlano sempre di “sedi opportune”.
Ricordo ancora che nella registrazione streaming agli atti manca proprio la parte relativa alla richiesta di dimissioni ed il mio abbandono dell’aula”. Riflessiva e preoccupante la considerazione finale. “Ciò che però più mi perplime è la percezione (spero errata) che l’opinione pubblica non ne sia rimasta colpita o scandalizzata. Qui è la democrazia delle istituzioni che si sta minando, mica cotica!”.
(red)
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