Arquà Polesine – Il 14 luglio del 2023, con l’abbattimento della torre che sorreggeva l’insegna del locale, cadeva definitivamente il mito del Maskò, la nota discoteca sulla statale 16 ad Arquà Polesine, in provincia di Rovigo, che ha spopolato dagli anni Settanta ai primi anni Duemila, rappresentando il luogo cult per musica e ritrovo di appassionati della musica dance di tutta Italia.
Nato con il nome Popsy e destinato ad accogliere non solo la sala da ballo, ma anche spettacoli di cabaret e concerti, nel 1987 cambia nome in Maskò per divenire unicamente discoteca e chiudere poi nel 2005. Ma ancor oggi, a distanza di quasi due decenni, il Maskò è ancora vivo, grazie al cantautore Max Pezzali. “E poi le insegne cadono, e non è più sabato”. Dice l’ultima incisione di Max Pezzali, “Discoteche abbandonate”, sembra di vedere la grande torre del Maskò inclinarsi e crollare sotto i colpi della ruspa. E proprio al Maskò, l’ex leader degli 883 ha tributato omaggio nel videoclip della canzone, che in poche ore sui social ha collezionato decine di migliaia di visualizzazioni. E mentre Max canta, sullo schermo scorrono le immagini dell’interno di quella che era la principale discoteca di questo angolo di Polesine, ormai abbandonata e con gli evidenti segni dell’incendio che, nel 2008, lo ha devastato.
“Alle 18.30 partivano i lenti” è la scritta amarcord in sovrimpressione. Nei giorni scorsi lo stesso Max Pezzali è stato impegnato in un vero e proprio tour attraverso le “sue” ex discoteche tra Milano e Pavia, a spiegare il senso di questo suo ultimo lavoro: “Vedere quei luoghi straordinari, epici, oggi vuoti e vandalizzati – racconta – mi ha fatto pensare a quanto i luoghi spogliati dalle persone perdano il loro fascino, che rimane solo nella memoria, sembrino foto di una civiltà decaduta tipo Atlantide”.
A rimanere stupito di questo tributo dedicato al Maskò da parte del noto cantautore è stato il suo ex patron Gaudenzio Ferrari, per tutti Enzo, che dal 1985 e per 15 anni, Maskò prima e Studio 16 poi, li ha portati ai grandi fasti. Enzo, dall’isola d’Elba dove ormai da tempo vive (e investe), resta quasi a bocca aperta nell’apprendere che il suo “mitico” Maskò è entrato nella rassegna dei templi della disco di Max Pezzali. Un mondo, “quello della notte”, che non esiste più se non, appunto, nei ricordi di chi l’ha vissuto. “Non ne ero proprio a conoscenza, lo scopro ora – dice Enzo – Quel mondo, quello delle discoteche, era fantastico. E’ difficile spiegarlo a chi non lo ha mai provato.
A quei tempi c’era il piacere di stare assieme, che ora nei giovani si è perso del tutto. Allora invece non vedevi l’ora che arrivasse il sabato sera o la domenica pomeriggio: trovavi qualunque mezzo per andare in discoteca. Chi non aveva la macchina ci andava in bici o a piedi. E quando entravi era una soddisfazione enorme. Incontravi gli amici, o la ragazza che ti piaceva”. E si aprivano le porte di un mondo incredibile.
Tra i divanetti e la pista sono nati amori, coppie, famiglie. Lì sono sbocciate amicizie che durano da decenni; e dal bancone sono iniziate serate memorabili, che molti ricordano ancor oggi con nostalgia. Il Popsy prima e il Maskò poi facevano segnare 1.500 ingressi a serata. “Veniva gente da Bologna, da Rimini, persino dal Mugello, in Toscana – ricorda Ferrari – e in cartellone abbiamo avuto tutti i nomi di grido del panorama musicale dell’epoca. Da noi, negli anni, sono passati Vasco Rossi e i Rockets, con i loro raggi laser che sembravano usciti da un film di fantascienza, ma anche Alan Sorrenti, Fred Bongusto e tanti, tanti, altri.
Vederlo raso al suolo – dice ancora Ferrari – all’inizio mi ha fatto male, ma ora mi fa piacere pensare che in quel posto ci sia ancora positività. Del resto, quello che era lo spirito della dance si è ormai perso. Da quando ci sono quei dannati cellulari, contano soltanto le foto e i video, non i luoghi o il piacere di stare insieme”, aggiunge Ferrari, che dichiara ormai finita l’epoca disco, “non solo in Polesine ma in tutta Italia. La gente andrebbe riabituata a fare le cose come le si facevano una volta, ma bisognerebbe iniziare da piccoli. Invece siamo diventati una società in cui non si conosce nemmeno il proprio vicino di pianerottolo”. Il contrario di quanto avviene all’Elba “dove non sei un numero, ma ancora una persona. Ma qui siamo in un paese piccolo”.
“Il Polesine non l’ho dimenticato – assicura Ferrari – e magari tra settembre e ottobre anche per lo Studio 16 ci sarà qualche sorpresa”. Intanto sull’area ex Maskò procedono spediti i lavori per la costruzione del nuovo polo produttivo della Lesko srl, la nota azienda di serramenti rodigina che dal 2011 ha casa nella zona industriale della città. La realizzazione del nuovo sito produttivo prevede la costruzione ex novo di un immobile ad uso produttivo di circa 8mila metri quadrati di superficie coperta, con una struttura portante e di copertura lignea e pareti laterali completamente vetrate, inedita per una fabbrica di questo tipo.
E’ prevista inoltre un’area scoperta di 7mila metri quadrati adibita alla movimentazione delle merci e allo stoccaggio dei materiali nonché a parcheggi e una vastissima area verde di circa 10mila metri quadrati. Altri 800 metri quadrati saranno inoltre adibiti a giardino interno alla fabbrica con 80 alberi e 180 metri lineari di piante tappezzanti. Come si dice:”Chiudi una porta, apri un portone”. Due entità diverse ma due colossi del loro settore.
(dmb)
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