Polesella – “Lavori di pubblica utilità attestati ma non svolti da un uomo messo alla prova”. Questo è quanto la procura di Rovigo contesta al comandante dei vigili Silvio Trevisan, sospeso per un anno dalla guida della polizia Locale associata del Medio Polesine. L’intento dell’ex comandante, secondo il Procuratore della Repubblica di Rovigo, Manuela Fasolato, era quello di promuovere l’attestazione falsa di lavori di pubblica utilità in realtà mai svolti, determinanti per fare sì che un imputato potesse ottenere la messa alla prova, sospendendo quindi il procedimento penale.
“È in considerazione della rilevanza pubblica della notizia anche in rapporto alla comunità territoriale e per una corretta informazione – cita la nota del procuratore, titolare dell’inchiesta – che la Procura della Repubblica di Rovigo, nell’ambito di un procedimento penale in fase di indagini preliminari, a seguito di indagini delegate ai Carabinieri di Polesella e alla aliquota dei Carabinieri della Sezione di polizia giudiziaria di Rovigo, ha eseguito una ordinanza di misura cautelare interdittiva della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio per la durata di un anno nei confronti di Trevisan, all’epoca dei fatti Comandante della Polizia locale associata del Medio Polesine, e una ordinanza di misura cautelare coercitiva dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di S. D. , soggetto imputato in un altro procedimento penale e in tale veste richiedente la sospensione del procedimento con messa alla prova subordinata allo svolgimenti di lavori di pubblica utilità, ordinanze emesse dal Gip del Tribunale di Rovigo su richiesta della Procura di Rovigo, per più reati, in ipotesi accusatoria, di falso ideologico di cui agli artt.110, 81 cpv, 479 in relazione all’art.476 comma 2 c.p., commessi in Polesella nel 2023 per false attestazioni dello svolgimento di prestazioni di lavori di pubblica utilità, ritenute a seguito delle indagini svolte non effettuate”.
Le attività di indagine nascono dalle verifiche operate dal Comune di Polesella, che ha inviato la relativa segnalazione alla Procura. Le indagini delegate ai Carabinieri sono consistite in esami di numerose persone, anche dipendenti, informate sui fatti, in acquisizione dei registri presenza, in acquisizione dei tabulati telefonici e riscontro zone celle, in acquisizione degli atti del procedimento disciplinare avviato dal Comune di Polesella con atto di contestazione dell’ottobre 2023 e concluso nel dicembre 2023.
La misura cautelare per l’ex comandante è stata data anche per il reato, in ipotesi accusatoria, di cui agli artt.56, 617 comma I e III c.p. di tentativo di fraudolenta cognizione di comunicazioni e conversazioni telefoniche tra altre persone, in Polesella in data antecedente e prossima al novembre 2023. Oltre che alla sanzione disciplinare della sospensione dal servizio, il comandante Trevisan è stato privato della retribuzione per sei mesi; ed ancora la verifica della presenza o meno di riscontri alle dichiarazioni rese dal medesimo nel procedimento disciplinare; in accertamenti relativi al rinvenimento di un registratore nel Comando di Polizia locale e verifiche ed accertamenti tecnici conseguenti; sequestro cellulari e indagini per i riscontri di quanto risultante sui cellulari in sequestro, con analisi tecniche.
“Le misure suddette – riporta ancora la nota del Procuratore – sono state date dal Giudice ritenendo sussistenti gravi indizi di colpevolezza per le ipotesi di reato sopra indicate e le esigenze cautelari di cui alla lett. c) dell’art.274 cpp – concreto e attuale pericolo di reiterazione di reati della stessa specie di quelli per cui si procede – in ragione della modalità e natura dei fatti commessi in ipotesi accusatoria, stante quanto realizzato per eludere il provvedimento giurisdizionale cui S .D. era stato messo alla prova ed obbligato ad ottemperare agli obblighi relativi al programma di trattamento, tra cui i lavori di pubblica utilità”.
Importante, utile, doveroso ricordare che la responsabilità penale può essere accertata solo a seguito di processo con sentenza passata in giudicato sussistendo la presunzione di innocenza.
(dmb)
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