Ro – “Un ciclamino pagato solo 3,50 euro per un pensiero per la mia nonna, nel suo anniversario del giorno in cui ci ha lasciati: chiunque lo abbia rubato è un essere spregevole, senza cuore, e merita cento gesti così ignobili verso la sua persona”. Katia è una signora di Ro, e come tantissime altre persone del territorio comunale di Riva del Po che hanno visto profanare la tomba di un proprio caro c’è rimasta male.
“Una civiltà che non rispetta i morti non merita di sopravvivere”. Lo scriveva oltre duecento anni fa Ugo Foscolo ne “I Sepolcri”. Vale ancora oggi nei confronti di chi non ha chiaro abbastanza il culto dei defunti o, ancora peggio, chi si ostina a depredare dei fiori le lapidi dei defunti altrui. Pur non essendo un furto economicamente rilevante – l’ha detto Katia: 3 euro e mezzo – si tratta sempre di un gesto da condannare, perché viola il dolore più intimo e profondo di chi ha perso una persona cara.
Purtroppo, il fenomeno si registra da anni nei cimiteri del comune di Riva del Po, nessuno escluso. Agli autori di questi gesti si ricorda l’esistenza in primis della Legge Divina, seguita dalla legge terrena che rimanda alla tutela giuridica della “pietas”. Si tratta di violazione di sepolcro ed è un reato punibile con l’art. 407 del C.p.p. il quale stabilisce che chiunque viola, rubi, sottragga fiori, ornamenti, ceri ed oltraggi la tomba di un defunto può essere denunciato e punito con la reclusione da 1 a 5 anni.
Tuttavia si preme porre l’accento sulla violazione dei sentimenti più cari a tutti. Per commettere il reato basta la volontà di vilipendio di un sepolcro e commette il reato anche chi distrugge i fiori apposti dai parenti pur non intendendo offendere il defunto, ma coloro che hanno deposto i fiori.
“Visto il perdurare dei furti – dicono i molti cittadini che lamentano i fatti – sarebbe utile un controllo maggiore da parte delle istituzioni. I mezzi non mancano, mettiamoli in uso per far smettere questo brutto vizio”. Un vizio però che nonostante rappresenti (o comunque rasenti) un sacrilegio, non sarà comunque debitamente punito. Nonostante ciò “Sarà sicuramente uno smanco per chi venisse scoperto – concludono i cittadini – e se poi venisse anche resa pubblica la sua azione e soprattutto il suo volto (non attuabile, perché la privacy (?) è inviolabile), sicuramente non si verificherebbero più questi furti”. In effetti, più che un reato rubare fiori dalle lapidi rappresenta un sacrilegio, ed anche nel caso qualcuno venga scoperto dovrà rispondere del “semplice” furto.
Ma i cittadini richiedono ugualmente una risoluzione del problema.
(dmb)
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