Guarda – C’è uno stabile che da anni aspetta il suo destino. Nonostante vi sia solo la parte in muratura, ne ha già passate molte di difficoltà. In questi giorni sta facendo da sfondo alle plance per la pubblicità elettorale, ma un giorno spera di ritornare utile, come lo è stato in passato.
Si tratta dello stabile che conteneva le scuole a Guarda, uno degli otto paesi che formano il comune di Riva del Po. E pensare che per utilizzare quello stabile ci sono (?) a disposizione 900mila euro, si, non è un errore: novecentomila euro. Denaro fermo da lustri per via di una controversia finita in tribunale, tra il comune di Ro prima e Riva del Po dopo, e la Fondazione Braghini Rossetti.
Volendo essere brevi, l’ex comune di Ro cede lo stabile alla Fondazione, perché riconosciuta come valida promotrice per la funzionalità dello stabile. Ma qualcosa non ha funzionato ed il progetto presentato dalla Fondazione non parte mai. Agli sgoccioli della sua vita la Giunta Giannini recede in modo consensuale il precedente comodato d’uso nei confronti della Fondazione Braghini Rossetti e approva il progetto Mai ➕️ soli con il coinvolgimento di asp ed un contributo di 900mila euro. Per la recessione del contratto era mancato il necessario sì del consiglio comunale.
Così il comune di Riva del Po, che per fusione ha unito Ro con Berra, si è trovato a dover sbrigliare la matassa perché la Fondazione Braghini Rossetti è ricorsa al Tar di Bologna, chiedendo l’annullamento della delibera di Giunta e di ogni atto ulteriore connesso o conseguente.
“Il calvario” dura fino a pochi giorni dal termine della Giunta Zamboni di Riva del Po. “Lo stabile ritorna di proprietà del Comune di Riva del Po a pieno titolo e i 900mila euro sono ancora spendibili”. Ma la “Giunta Zamboni”, dopo pochi mesi, viene scalzata. Chi governa oggi, quando si trovavano in minoranza, sull’argomento avanzò critiche e buoni propositi di prospettive future. L’allora consigliera Daniela Simoni (Gente di Riva del Po) diceva: “Tanti anni di una gestione amministrativa approssimativa e, a volte, poco chiara, spesso sull’orlo della legalità, ha prodotto e continua a produrre guasti. Ricordiamo in estrema sintesi: la desolante decadenza dell’area golenale di Ro, frutto di una idea iniziale originale, finanziata da fondi europei, e finita in uno stato di desolante abbandono (compreso il Mulino Bacchelliano); la tragica conclusione delle “Botteghe del Territorio” di piazza Umberto I a Ro, costata cara ai Roesi e agli amministratori, finiti inquisiti e condannati dalla Corte dei Conti e ultimo il vero e proprio pasticcio delle ex scuole elementari di Guarda: gli amministratori dell’ ex Comune di Ro non sono stati in grado di chiudere, in modo ragionevole, un accordo con la Fondazione Braghini Rossetti a cui avevano concesso i manufatti (scuola e palazzine) per il recupero e la destinazione sociale degli stessi entro il 2018. Operazione iniziata e mai terminata dalla Fondazione, che già nel 2014 aveva manifestato la volontà di non concluderla, in barba agli accordi sottoscritti.
Negli ultimi giorni del suo mandato il sindaco Giannini raggiunge con la Fondazione un accordo oneroso, che avrebbe poi dovuto assolvere il nascente comune di Riva del Po, che comportava la modifica della convenzione a suo tempo approvata dal consiglio comunale. L’intesa raggiunta Giannini pensò di farla approvare invece dalla sola Giunta perché, candidamente ammise, non c’era più tempo per convocare il Consiglio, visto che eravamo al 31 dicembre ed il 1° gennaio 2019 nasceva Riva del Po. Operazione improvvida che comportò però l’annullamento della decisione da parte del commissario prefettizio”.
Ma per la consigliera anche la successiva Giunta Zamboni non fece bene. “L’attuale Giunta di Riva del Po, spinta dalla necessità di ritornare proprietaria degli immobili in questione, per poter fruire dei fondi del progetto di Aree Interne denominato “MAI + soli” (minori e anziani insieme) con il quale recuperare i suddetti edifici per scopi sociali, ha dichiarato decaduto l’accordo sottoscritto con la Fondazione per inadempienza della stessa al fine di ritornare nella piena disponibilità degli edifici e delle aree di pertinenza. La Fondazione, anche se non ha rispettato gli accordi, è pur vero che ha speso qualche centinaio di migliaia di euro per la parte dei lavori eseguiti, per cui ha ricorso al TAR Regionale contro la decisione della Giunta di Riva del Po.
La notizia che l’avvocato, designato dalla Giunta per resistere in giudizio davanti al Tar di Bologna, ha rinunciato all’incarico evidenzia, se ce ne fosse bisogno, la situazione disgraziata di questo edificio e l’incapacità di chi ci ha amministrato e di coloro che attualmente ci governano di gestire con rigore e decisione questa situazione che si trascina da vent’anni”.
Mentre la consigliera di minoranza Serena Occhi (Futuro Ecocompatibile), dopo che lo stabile ritornò di proprietà del Comune, disse. “Il recupero dello stabile, nato per il sociale, deve rimanere nell’ambito del sociale; penso ad esempio per sopperire ad alcune mancanze che abbiamo sul territorio, come una scuola materna che possa ospitare tutti i bambini. A Zocca c’è una scuola piccolina, che per anni non ha dato la possibilità di ospitare tutti i bambini per il riposo pomeridiano. Oppure una struttura che potrebbe ospitare i campi estivi per i bambini, dalla fine dell’anno scolastico fino all’inizio di quello successivo: ci sono tutt’ora i campi estivi comunali, ma sono legati alla scuola e quindi per un corto periodo. Ed ancora uno spazio per i giovani, visto che sul nostro territorio non c’è. Comunque mantenere quel luogo per i giovani”.
Le proposte interessanti della consigliera rimangono tutte nel settore dei giovani. “Che rappresentano il nostro futuro e quindi vanno salvaguardati”. Concludeva Serena Occhi.
Ora la sindaca Daniela Simoni e l’assessora Serena Occhi non si sono ancora pronunciate pubblicamente sul da farsi. Ma governano da solo quattro mesi e mezzo: lasciamogli tempo.
(LC)
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