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SERRAVALLE, RICORDANDO I “FERRAGOSTO” DI TANTI ANNI FA… – Di Leonardo Peverati –

In diversi modi e in tante occasioni, si è ricordato il fenomeno dell’emigrazione che ha interessato gran parte delle famiglie del nostro territorio, negli anni cinquanta e sessanta.

Mentre in quei decenni la campagna cominciava a “segnare il passo” in termini occupazionali, per via della sempre maggior meccanizzazione delle attività, nelle città e nei grossi centri i posti di lavoro non mancavano: la “fabbrica”, con l’avvento dell’industrializzazione del paese, rappresentava l’avvenire.

Fu così che tanti nostri giovani, tante nostre famiglie, si trasferirono in cerca di lavoro e di un avvenire più sicuro per se e per i propri figli.

Dopo i primi momenti di angoscia e di naturale impaccio verso realtà sconosciute, arrivò, come naturale, una normalizzazione della loro vita fatta di nuovi amici, nuovi interessi e nuovi impegni, lavorativi sì, ma sicuramente anche di carattere sociale, politico e culturale.

…Poi arrivava l’estate, giungeva il periodo del tanto sospirato riposo estivo: le ferie!

Ed era allora che nugoli di auto, con le targhe delle più svariate province, si riversavano per le vie di Serravalle, di Berra e di tutti questi piccoli paesi della bassa.

Erano loro, i ferragostani, “i magna pui”, i figli e i nipoti di chi era rimasto qui.

Venivano a far visita ai loro padri e alle loro madri, venivano a trascorrere quel periodo di vacanza approfittando dell’ospitalità, non solo delle loro famiglie, ma di un intero paese che li salutava e li rivedeva sempre volentieri.

Era uno dei periodi più belli dell’anno. Le iniziative come le sagre, le cene e altro ancora, si sprecavano. Il paese era “stracolmo”, la vita “in piazza” finiva a notte tarda, i bar erano aperti diciotto ore al giorno.

Era l’occasione per salutare e rivedere amici, dialogare delle varie esperienze fatte dove il destino li aveva voluti accompagnare. Si giocava, si rideva e si scherzava in compagnia.

Le rive del Po, con le spiagge molto più accentuate di oggi, sostituivano i lidi comacchiesi.

Il Grande Fiume era un’enorme piscina da godere dalle prime ore del pomeriggio, fino a sera.

Oggi, con l’inesorabile passar del tempo, le generazioni sono passate e quei figli e nipoti son diventati nonni. In quel di Sesto S. Giovanni, Torino, Intra, Vercelli, Milano, Latina e in tanti altri luoghi di questa beneamata Italia, quei figli-nonni ora devono restare là, vicino alle loro famiglie arricchite di nipoti che non ci conoscono più.

Ma là, nelle loro case, all’imbrunire, magari guardando un cielo sereno in una notte di stelle, son certo che il cuore di quei vecchi paesani, è ancora immensamente pieno di quel lontano passato che non tornerà mai più!

A loro, a noi che la fortuna ha voluto potessimo rimanere al paesello, un augurio di pace, di serenità e di un mondo migliore in questo ferragosto che si sta avvicinando.

Leonardo Peverati – 10 Agosto 2016

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