Serravalle – (dall’inviato Luccico) Per i Serravallesi lunedì 4 ottobre rappresenta una data di festa, per diversi motivi, primo dei quali la ricorrenza Patronale.
Si festeggia San Francesco, che oltre ad essere il patrono d’Italia e fondatore dell’ordine che da lui prese nome, è anche patrono di Serravalle. Il santo, uno dei più popolari nel mondo, nacque ad Assisi nel 1182, da Pietro di Bernardone, ricco mercante di stoffe preziose, e dalla nobile Giovanna Pica. Eletto Papa nel 2013, Jorge Mario Bergoglio ha preso il nome di Francesco proprio in onore del santo di Assisi.
I Serravallesi più datati ricorderanno che fino all’inizio degli anni 60 in paese c’era la Sagra, poi spostata, per scelta di qualcuno e per diversi motivi, alla prima domenica d’agosto, in onore dei Serravallesi emigrati al nord (i magna pui – i mangia polli) che ritornavano in paese, tradizione mantenuta fino alla fine del secolo scorso.
Il 4 ottobre, oltre che ad essere giorno patronale di Serravalle, è anche il compleanno della casa di riposo “dottor Attilio Capatti”. Sessantaquatro anni e non sentirli ed una storia che parte il 4 ottobre del 1957, quando la figlia del dottor Capatti, per volere del padre, la donò alle Piccole Suore della Sacra Famiglia di Castelletto di Brenzone località situata in provincia di Verona, perché diventasse un punto di riferimento e soprattutto di sollievo per gli ammalati.
All’inizio la vecchia dimora venne riordinata e modificata perché con i rustici fabbricati adiacenti potesse dare accoglienza ad un primo gruppo di ricoverati, circa una ventina: la prima superiora fu suor Maria Tita Castagna.
Ma le richieste di ricovero continuavano ad incalzare e l’entusiasmo di carità si dilatò cosi profondamente da decidere di attuare lavori con sopraelevazione di ambienti ed adeguamento degli impianti. I lavori furono eseguiti prima nel 1960 e nel 1966.
Da una planimetria conservata nell’archivio della Casa si ha una chiara visione del complesso edilizio rispondente alla seconda data, mentre la capienza di posti letto era già allora di 45/50 unità. La direzione era affidata alla superiora suor Lilia Granata. Nel chiaro intento di compiere un’opera ben più armoniosa, di maggiore potenzialità, in base alle aree disponibili e di adeguata rispondenza tecnica e sociale, la Casa Generalizia di Castelletto dava incarico di allestire e predisporre un idoneo progetto generale al fine di avere una disponibilità di circa 110 posti letto.
Il complesso edilizio doveva essere dotato delle migliori attrezzature tecnologiche, che ancor oggi, associate ad una qualità eccellente dei servizi erogati, garantiscono agli ospiti una piacevole ospitalità.
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