Di Athos Barigazzi – 7 Novembre 2021
Per la seconda volta dopo 15 mesi il Mulino sul Po di Ro Ferrarese (Comune Riva del Po), ricostruzione di un mulino natante è affondato e questa volta chissà se verrà recuperato ancora. Il tragico episodio è solo l’ultimo di una serie di abbandoni che sono iniziati da quando l’ultimo gestore del ristorante aveva lasciato l’area turistica a seguito di una piena del Po, avvenuta quasi due anni fa.
Lungo 12 metri e largo 9, l’opera di notevole pregio monumentale era frutto di una ricerca storica estesa ai musei e agli archivi della Pianura Padana al fine di acquistare le informazioni sui vecchi mulini galleggianti. Una volta realizzato, dopo una prima fase di ormeggio al pontile delle imbarcazioni, gli era poi stato costruito un pontile tutto suo per permettere di visitarlo in qualsiasi condizione del fiume.
Quando nacque nel giugno 2005 il mulino fu la gloriosa conclusione del recupero di un area golenale collocato sotto un noioso ponte di cemento tra Ro e Polesella, fino al giorno prima discarica e luogo di incontri clandestini. Dotato di pontili, bici grill, area giochi e picnic, si dava per scontato che il luogo sarebbe diventato una tappa fondamentale della ciclabile Destra Po, realizzata nel 2001 e inserita nel percorso Eurovelo 8 che collegava Atene (GR) con Cadiz (ES) (!) passando proprio per Ro Ferrarese.
Inoltre il mulino era stato collocato all’interno di un parco letterario che, attraverso un percorso ciclabile nel territorio circostante, collegava gli edifici rimasti in piedi che avevano fatto da scenografia al famoso romanzo di Riccardo Bacchelli. Attraverso una politica lungimirante sostenuta dalla Provincia di Ferrara, il mulino era diventato museo didattico frequentato dalle scuole vicine e lontane e addirittura Museo del Gusto, adornandosi dell’emblema di Slow Food Italia
La sua posizione sulla Destra Po a soli 18 km da Ferrara era strategica. In effetti nei suoi sedici anni di vita il mulino è stato meta per turisti che arrivavano in barca, bicicletta e pullman, così come luogo di riferimento per le popolazioni delle due sponde del fiume. Poi qualcosa si è incrinato. I dieci anni della Destra Po (2011) sono stati festeggiati in pompa magna, con itinerari di navigazione di linea sperimentali tra Stellata di Bondeno e Gorino e a metà strada un Mulino sul Po che macinava proprio bene; l’anniversario dei 20 anni invece è passato quasi in sordina e tutto sommato la Destra Po è sempre in attesa di rilancio.
Si aspettano i progetti della ciclabile VenTo (Venezia -Torino) e gli interventi di AIPO, l’agenzia oramai investita ufficialmente come capo costruttore di piste ciclabili lungo il grande fiume, mentre alla Provincia (abolita) è stata tolta ogni voce in capitolo e i Comuni sono rimasti privi di qualsiasi visione di sviluppo territoriale.
Che cosa è successo in questi ultimi anni e di chi è la colpa del naufragio del mulino è difficile da dire con certezza. All’epoca, per costruire il mulino tutto fatto in legno, era stato difficile trovare le maestranze capaci. Per ridurre gli interventi costosi di manutenzione, che richiedevano degli spostamenti impegnativi, dopo qualche anno lo scafo era stato resinato esternamente.
Negli ultimi tempi infine si discuteva di uno spostamento del mulino sulla terra ferma in via definitiva, per permettere di nuovo di visitarlo, ma dove sicuramente, privo della corrente del fiume non avrebbe più macinato neanche un chicco di grano. L’affondamento del mulino ha reso ora superflue le lunghe discussioni mettendo a repentaglio il mulino e tutta l’area golenale da troppo tempo abbandonata. Nel 2005 era difficile trovare le competenze per costruirlo. Oggi, a quanto pare, mancano le maestranze per gestirlo.
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