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SANT’APOLLINARE – DURA PRESA DI POSIZIONE DI MASSIMO PIVA PORTAVOCE DEL GRUPPO PER LA RICOSTRUZIONE DEL PONTE DELLA BARCHESSA CHIUSO DAL 2019 – L’INEFFICIENZA DELLA NOSTRA BUROCRAZIA CI FARA’ PERDERE IL PONTE…

Sant’apollinare“Accelerare i tempi o addio alle risorse: sarà banale, scontato, ma era chiaro allora ed è chiaro ora che intervenire per tempo sarebbe stato fondamentale per accedere al contributo. Lo sappiamo che i tempi della pubblica amministrazione non sono come i nostri e per questo avevamo incalzato i due comuni”.

Ad intervenire sulla questione del ponte della Barchessa è Massimo Piva, portavoce del gruppo per la ricostruzione del ponte. “Si stanno passando la palla l’un l’altro, come hanno fatto fin ad ora, senza fare nulla di concreto – incalza Piva – rischiando di perdere il contributo di mezzo milione messo a disposizione dalla Regione”.

Chiuso dal  maggio 2019 per cedimento strutturale in questi giorni il ponte della Barchessa è ritornato prepotentemente alla cronaca. “A questo punto pare chiaro che sarà difficile rispettare i tempi dettati dalle regole – prosegue Piva – e quindi, ammesso che la regione riesca a spuntarla sulla proroga richiesta nei confronti del Mef, come spiegato dall’assessore regionale Calvano, questa allungherà ancora di più i tempi di intervento, mentre noi continuiamo ad avere enormi disagi”.

La chiusura del ponte, e di conseguenza la strada, costringe gli imprenditori ed anche i dipendenti a tragitti più lunghi con aumento dei costi.

“Sin dalla nostra nascita non siamo mai stati presi in considerazione dai due comuni – dice sconsolato il portavoce – perché considerati “avversari”.

“Noi non siamo politici, non abbiamo interessi di poltrone o di prendere voti, non siamo avversari di nessuno; il nostro unico intento è quello di avere un ponte e la riapertura della strada, che tanti disagi e aumento dei costi ci sta portando. Ci siamo interessati del problema fin dall’inizio della chiusura del ponte – prosegue Piva – spingendo i due comuni verso questo cospicuo contributo. Lo dico non per prendere applausi ma per far capire che noi vogliamo aiutare la causa, risolverla, e non creare problemi”.

Sembra molto arrabbiato Piva e con lui tutti gli imprenditori. “Visto che fino ad ora non ci hanno ascoltato cercheremo di alzare la voce – spiega – abbiamo in mente di trovarci sul ponte e questa volta cercheremo di portare anche i cittadini, quelli che non hanno attività ma che quel ponte lo percorrevano tutti i giorni per spostamenti ordinari. Penso anche ai cittadini di Riva del Po, sopratutto i residenti di Berra: per loro questo è il tragitto più comodo per arrivare a Jolanda”.

Non a caso quando nacque il gruppo, oltre ai due comuni direttamente interessati, misero a conoscenza della loro nascita anche l’amministrazione comunale di Riva del Po. “Sulla via Seminato esistono due attività i qui titolari sono di Berra, come pure i dipendenti, ed in questo periodo stanno facendo chilometri in più per poter lavorare – si calma la foga di Piva, che cerca di far capire anche le loro giuste motivazioni – e per questo riteniamo che anche quel comune, pur non essendo direttamente coinvolto nella costruzione del ponte, debba essere informato e coinvolto nei fatti”. 

“Questa volta non dobbiamo fallire – conclude Massimo Piva – questo è l’ultimo treno, se lo perdiamo ci possiamo scordare per sempre il ponte”.

(d.m.b.)

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