Serravalle – La mancata manifestazione d’interesse verso la gestione del Bicigrill di Ro e La Porta del Delta a Serravalle è andata deserta. Questo ha innescato la discussione, soprattutto riguardo quest’ultima. Ai serravallesi la Porta del Delta sta molto a cuore e vederla in questo stato dá un poco fastidio, per questo a volte qualcuno esagera nei commenti.
Per alcuni questo passaggio a vuoto sembrava quasi scontato.
“Come potete pretendere questo? – commenta Massimo – I tempi sono quelli che sono, il costo della vita è sempre più alto, la tassazione sempre più alta, nessuno vuol più rischiare niente. Una volta avere un lavoro in proprio era
considerato un privilegio, un qualcosa che ti dava un tornaconto per un domani. Oggi invece è messo alla stregua di qualunque altro lavoro, Per cui nessuno ha voglia di rompersi le scatole, di prendersi in carico un lavoro dove si deve dare tantissimo, in termini di energie, risorse economiche, prendersi in carico problemi, e pagare soltanto pagare”.
Si potrebbe pensare ad uno sgravio, anche se qualcuno punta il dito sul fatto che alcuni lavori devono essere fatti – in primis i serramenti ‐ e questo evidente stato di “cantiere aperto” non incentiva chi vuole entrare come gestore. Ritornando allo sgravio, abbassare la quota d’affitto richiesta di 10mila euro annui potrebbe essere una partenza.
C’è tutto l’interno da arredare: cucina, bancone, tavoli e sedie. Questo rappresenta il costo maggiore per chi deve entrare e sul quale l’amministrazione non può intervenire in quanto come ente pubblico non può fare acquisti di materiale da ristorazione se non per solo uso personale. Per Daniela Simoni, consigliera di minoranza, la cosa è ben piu vasta.
“Purtroppo questa notizia pur rattristandomi non mi meraviglia. Si sono messi a bando semplici involucri senza attrezzature senza avviamento e senza indotto e si pensava di essere appetibili? In più aggiungo che non si possono affidare strutture in un contesto così particolare senza proporre una progettualita’ connessa in tempi difficili e di ristrettezze come quelli attuali. Tutto da rifare dunque e intanto gli anni corrono e la situazione si complica sempre
più”.
Ma Simoni, tanto per non essere accusata del “solito” commento critico e non propositivo, azzarda. “Vedo come unica soluzione quello di rivolgersi ad un esperto del settore di promozione turistica al fine di inserire le strutture in pacchetti/offerte viaggio che garantiscano al gestore nei primi anni di avvio un numero sicuro di ospiti visitatori.
Ma queste aree golenali non possono sopravvivere se disgiunte dal resto del territorio quindi devono essere collegate al paese e chi ci raggiunge, li deve trovare negozi servizi infrastrutture accoglienza.
Non si può ragionare per compartimenti stagni ma la visione deve essere globale e articolata! Temo però che dopo anni di inattività per rimettere in funzione una desolazione così grande serviranno molte risorse con una ricaduta tale
sulla comunità che potrebbe non essere compresa o sostenuta. Mi duole asserirlo ma temo che il destino di questi luoghi sia ormai segnato”.
(dmb)
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