Bosaro – “Se il velox non è segnalato un chilometro prima, la multa è nulla”. Non lo dicono gli automobilisti ma è una recente sentenza della Cassazione. Sul vicino Veneto, ma che coinvolge anche centinaia di automobilisti ferraresi, la disputa sui rilevatori automatici di velocità sembra diventare una vera battaglia coinvolgendo anche le autorità
giudiziarie, senza scordare i recenti attacchi che hanno visto abbattuti diversi autovelox, compreso quello di Bosaro, a pochi chilometri da Ro, ora in fase di recupero.
La segnalazione adeguata e la visibilità sono elementi chiave per la validità delle contravvenzioni emesse dagli autovelox in Italia. Una sentenza della Cassazione, pubblicata il 31 agosto, ha ora confermato ulteriormente l’importanza di questi fattori e ha stabilito che la distanza tra l’ultimo cartello di avviso dell’autovelox e l’apparecchio deve essere di almeno un chilometro.
La mancata osservanza di questo requisito potrebbe comportare l’annullamento della multa. La sentenza è emersa da una controversia tra un automobilista e il comune “titolare” dell’apparecchio: l’automobilista aveva ricevuto una multa di 550 euro per eccesso di velocità, con conseguente perdita di punti sulla patente.
La Corte Suprema ha stabilito che per considerare valida una contravvenzione per eccesso di velocità, è necessario che ci sia una distanza minima di almeno un chilometro tra l’ultimo cartello di avviso e l’autovelox.
Una sentenza che potrebbe mettere in discussione centinaia di migliaia di multe. La sentenza enfatizza che “distanza e visibilità” sono due requisiti che devono essere soddisfatti separatamente per garantire la legittimità della rilevazione dell’infrazione. Ciò significa che il cartello dell’autovelox deve essere ben leggibile, privo di graffiti o alterazioni, e deve essere di dimensioni tali da consentirne la lettura. Inoltre, una volta terminato il tratto monitorato dall’autovelox, deve essere presente un ulteriore segnale che indichi la fine del controllo.
Il cartello deve anche essere ripetuto dopo ogni intersezione stradale, e l’autovelox non può essere posizionato a meno di un chilometro dal cartello che indica il limite di velocità. Ma non è tutto, perché a Cadoneghe, sul territorio Padovano, ai confini con il Rodigino, sono arrivati avvisi di garanzia al comandante facente funzioni della polizia locale, Giampietro Moro, e per un agente, emessi dai carabinieri.
L’ipotesi al centro delle indagini è il falso in atto pubblico, un elemento che getta ombre sulla regolarità del processo che ha portato alla messa in funzione dei due dispositivi. L’inchiesta è stata aperta dal pubblico ministero Benedetto Roberti, che ha cercato di fare chiarezza sulle circostanze che hanno preceduto l’attivazione degli autovelox.
È importante sottolineare che, nel solo primo mese di attività, questi due dispositivi hanno generato circa 24.000
multe da 180 euro ciascuna, con diversi automobilisti che hanno ricevuto sanzioni anche nello stesso giorno.
Anche questi due apparecchi sono stati distrutti, uno bruciato e l’altro abbattuto a colpi di pistola. Se in un recente passato era vIta dura per gli automobilisti, ora la cosa si è rovesciata e sono le pubbliche amministrazioni ad essere attaccate.
(dmb)
Views: 165