Ro – Mulino si, Mulino no: la riapertura del Mulino sul Po sembra più un fatto sentimentale, di cuore, che non una vera e propria opportunità turistica. È una decisione che viaggia molto sui sentimenti quella della possibile manutenzione e ripristino del Mulino sul Po, il noto natante che dal novembre 2021 è parcheggiato nel cantiere di Cavanella Po, nel Veneto.
Era la notte tra mercoledì 22 e giovedì 23 luglio del 2020 quando la Protezione Civile di Ro lavorò a lungo per evitare che il natante affondasse. “Malmesso, malconcio malinconico, ma ancora recuperabile. In che tempi? Con quale investimento di denaro pubblico? Lo sapremo solo tra un paio di settimane, perché il mastro costruttore che lo realizzò e lo ristrutturo’ si è impegnato a farci avere un preventivo”. Era il commento della Sindaca Daniela Simoni, all’indomani del 28 agosto, dopo la visita al natante. Le due settimane sono passate. Progettualità, tempo certi? Nulla di nulla, almeno per ora. E c’è chi, da sempre, ha preso una posizione decisa, lontano dagli “affetti”.
“Continuo a ritenere che non si debbano buttare soldi per recuperare qualcosa che non ha nulla di originale” sono le parole della consigliera di minoranza Egle Cenacchi (Uniti per Riva del Po), che aggiunge. “Credo che sia già costato troppo senza produrre risultati per l’economia del territorio. Quando si amministrano i soldi degli altri bisogna essere più che prudenti e quando una scelta si rivela fallimentare bisogna fare un passo indietro ed avere il coraggio di ammetterlo”.
Ma c’è chi propende a favore di questo recupero, con una mano sul cuore. Ma quando l’altra si cala sul portafoglio, allora qualcosa cambia e le considerazioni diventano più complesse, come quella dell’architetto Giancarlo Medici.
“Ora che i nodi sono venuti al pettine, sento molti a propendere per l’abbandono del Mulino. Certo, soluzione facile e indolore dal punto di vista finanziario, ma i conti non sono così semplici tra costi di ristrutturazione, facilmente riscontrabili e i costi socio culturali per la mancanza di identità di un territorio, molto più difficili da valutare ma molto gravi”.
Appurato che il problema principale è stato quello di volere un natante con base in legno e non in metallo, come ad esempio il mulino di Revere (ancora bello e pimpante sulle acque del fiume a compiere il proprio dovere), non bisogna dimenticare che si dovrà programmare interventi di manutenzione seri ed efficaci, da non dover per forza ritornare a questi livelli.
Di preventivi non ne sono mai stati resi noti – si attende quello annunciato dalla Sindaca e fatto dal maestro d’ascia, ma dopo un mese ancora nulla – ma le cifre non sembrano essere irrisorie. Si parlava di 400mila euro ma potrebbero essere anche di più. È giusto ricordare che tutto questo è possibile grazie alle risorse presenti nelle casse dell’ente – tranne qualche bella sorpresa di finanziamenti esterni – grazie ai contributi della fusione, fortemente voluta dagli allora sindaci Antonio Giannini (Ro) e Erik Zaghini (Berra), da tutti quelli che li hanno sostenuti ed appoggiati e soprattutto da quei cittadini che hanno votato a favore della fusione: senza tutto questo ora non ci sarebbero le risorse economiche disponibili.
Ma anche alla Giunta Zamboni, che ha chiuso con un corposo avanzo l’ultimo bilancio prima della fine del mandato. Tutto questo fa sì che ora si possa parlare di un possibile recupero del Mulino sul Po, altrimenti il suo destino sarebbe stato deciso in quella notte tra mercoledì 22 e giovedì 23 luglio del 2020.
(dmb)
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