martedì, Ottobre 22, 2024
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BERRA – SABATO 19 OTTOBRE – POMERIGGIO AL TOP NELLE SALE PARROCCHIALI – LA DOTTORESSA CECILIA VICENTINI HA PRESENTATO AD UN PUBBLICO ATTENTO IL SUO “INCONTRO CON L’ARTE” SULLE PITTRICI FERRARESI

Un sabato pomeriggio davvero “al top” quello del 19 ottobre scorso presso le sale parrocchiali di Berra, che da qualche tempo sono location confermata per gli incontri di Arte curati dalla dottoressa Cecilia Vicentini.

Don FrancescoPio, padrone di casa, ha salutato e ringraziato i presenti ed ha ribadito che la casa di Dio non è solo per parrocchiani che frequentano la santa Messa, ma è aperta a tutti coloro che vogliono partecipare alle attività che vi vengono svolte ed è pronta ad accogliere iniziative.

Anche Mauro Tumiati, presidente dell’Associazione Cultura e Spettacolo berrese, ha salutato i presenti sottolineando che l’Associazione è orgogliosa di accogliere “l’Arte” che la dottoressa vicentini, con competenza e passione, dissemina in giro.

Dopo i saluti di rito, il clou del pomeriggio: un intrigante racconto su donne (pittrici) che per esprimere il loro talento hanno dovuto lottare, subire umiliazioni, imporsi con le unghie e con i denti, ma alla fine il loro nome é arrivato a noi tramite la competenza e la passione della nostra relatrice doc, che incanta sempre la platea coi suoi modi gentili, il linguaggio non troppo “tecnico” (quindi di facile comprensione per noi pubblico “dilettante”) e gli aneddoti curiosi, molto apprezzati da noi ascoltatori.

La narrazione è partita da lontano, dall’antichità, dalla figlia di un vasaio di Corinto: la fanciulla era perdutamente innamorata del fidanzato, al punto da non poter sopportare che questi dovesse allontanarsi da lei. Una sera si accorse che il profilo del ragazzo, se illuminato da una lanterna, proiettava la propria ombra sulla parete della stanza. Fu allora che la fanciulla prese uno dei pennelli che il padre usava per decorare i vasi e tracciò la sagoma dell’amato sulla parete. Per conservarne la presenza durante la sua assenza. È la nascita della pittura.

Si arriva quindi alle monache di clausura, che miniano e sono perciò, “pittrici di miniature” come la ferrarese Caterina Vigri. Da Ferrara a Bologna con Properzia de’Rossi, artista di grande talento che seppe ritagliarsi un ruolo non secondario nella Bologna del primo Cinquecento diventando la prima donna scultore di cui si abbia notizia.

E poi ecco la piacentina Sofonisba Anguissola di cui è celebre l’autoritratto in cui si mostra, in una piccola tela, vestita castamente, con l’aspetto pudico per dire al mondo che è pittrice, ma non per questo “donna poco seria”, fino a Lavinia Fontana che fa progressi, osa di più: le tele sono più grandi ed è celebre la sua “Minerva” una donna nuda, dallo sguardo “furbetto”, per giungere a Elisabetta Sirani e alla sua “Timoclea”: una donna divenuta famosa per aver ucciso un comandante dell’esercito di Alessandro Magno che l’aveva violentata, ma Timoclea riuscì a vendicarsi spingendolo in un pozzo e lapidandolo.

La carrellata è stata chiusa con Artemisia Gentileschi, che si è affermata come pittrice nella Roma della prima metà del ‘600 con una serie di grandi tele tra cui, una delle più famose, Giuditta e Oloferne, in cui viene narrato l’episodio biblico della decapitazione del condottiero assiro Oloferne da parte della vedova ebrea Giuditta, che voleva salvare il proprio popolo dalla dominazione straniera.

Questa tela viene particolarmente citata e trattata perché, come è noto, Artemisia, diciassettenne, subì uno stupro per cui la ferale immagine della tela richiama ai più la rabbia della pittrice che si vendica del suo stupratore.

Dopo Artemisia … ahimè stop.

La dottoressa ha concluso l’incantevole intervento confermando la sua disponibilità per altri incontri, quindi peccato, davvero peccato, per chi non c’era, ma cercherò di trovare nuovo argomento e nuova data con la dottoressa Vicentini per darvi altra occasione.

(Cri.Se)

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