Berra – Il 25 novembre a Riva del Po è stato un 25 novembre sentito e presenziato.
Il pomeriggio si è aperto con l’annuale momento attorno alla panchina rossa alla presenza del sindaco, dottoressa Daniela Simoni, e della giunta al completo. Si è parlato di stereotipi e di come siano deleteri per il raggiungimento di quella libertà che spetta a tutti per diritto di nascita. Stereotipi, “formule”, che “classificano” in modo scorretto e pregiudizievole, che incanalano forzatamente, ma inconsciamente, e che si nascondono nel nostro quotidiano, soffocando la natura di ognuno.
Dalla panchina ci si è trasferiti in sala consiliare dove, dopo i saluti della padrona di casa e l’intensa lettura di uno scritto a ricordo di Cinzia Fusi, il cui femminicidio avvenne nell’agosto del 2019, la parola è passata alla dottoressa Marialucia Menegatti, presidente dell’Associazione Ferrara Decus, che ha trattato il tema della violenza di genere nell’arte attraverso un piacevole excursus di immagini commentate con accattivante competenza.
Un intervento interessante che ha catturato l’attenzione del numeroso pubblico, soddisfatto del taglio diverso dato all’incontro. La dottoressa Menegatti ha raccontato come, per tantissimo tempo (ma ancora oggi in certe culture “arretrate” e anche in certi luoghi di culture più avanzate) la donna sia relegata a ruoli che non le permettono di andare oltre i compiti di moglie e madre.
E’ partito da lontano il suo racconto, da Andromaca, figura della mitologia greca: quando Ettore la saluta prima di partire per la guerra, le dice “Su, torna a casa, e pensa all’opere tue, telaio, e fuso; alla guerra penseran gli uomini tutti e io sopra tutti” mettendo in evidenza la netta separazione dei ruoli maschili e femminili nella società dell’epoca. Separazione di ruoli che tale è rimasta fino a pochi decenni fa e che non si può certo dire debellata del tutto.
Dall’Arte, che rappresenta la realtà, alla realtà con la presidente del Centro Donne Giustizia di Ferrara, Paola Castagnotto, la quale ha interessato la platea ricordando l’operato del Centro, quindi tutti i servizi che, in modo discreto e fattivo, offrono alle donne che si rivolgono loro. Ha sottolineato anche l’aspetto della violenza economica, una violenza all’apparenza meno pericolosa, ma subdola che, se non lascia lividi evidenti, non è meno grave, perchè tiene la donna in una posizione di continua dipendenza.
Dalla violenza economica alla violenza verbale delle donne sulle donne è stato il passaggio successivo attraverso le parole di Cinzia Corli, presidente del Consiglio di Riva del Po, la quale ha sottolineato come le donne invece di fare squadra, siano sempre pronte a “punzecchiarsi” e a rivaleggiare.
Ha chiuso l’evento la narrazione, a cura dell’autore, il fotografo Giacomo Brini, di una mostra (una quindicina di pannelli 60x40cm circa) allestita nell’atrio del Comune (dove resterà sino al 2 dicembre e che invito a visitare).
Pannelli che mostrano non donne con occhi bassi e tumefatti, non donne con visi sfregiati dall’acido, non corpi esanimi e accartocciati, ma “luoghi”. Luoghi del nostro vissuto quotidiano: una fabbrica, il bagno di un’azienda, un’aula scolastica, lo spogliatoio di una palestra, la rassicurante camera da letto di una comune casa, luoghi insospettabili, ma che celano il male, celano gli abusi che chi di potere, o chi è semplicemente fisicamente più forte, esercita su chi è fragile.
Gli scatti di Giacomo Brini si soffermano sui quotidiani e potenziali scenari della violenza per suscitare riflessioni sul tema senza richiamare la violenza in modo crudo. Il progetto intende far ragionare sul fatto che se non viene cambiata la cultura delle persone, nessun luogo è davvero sicuro fino in fondo”. Il pomeriggio è stato chiuso con un “the al femminile” offerto dal Centro Sociale La Colomba.
(CriSe)
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