La casa del mago Chiozzini
È a Ferrara, in Via Ripagrande, al numero 29. Nel secolo XVI, chi navigava il Po verso Ferrara vedeva sulla Ripagrande il palazzo dei nobili Palmiroli, un edificio ricco e importante, così alto che sembrava perdersi tra le nuvole e invece sprofondava nella nebbia.
Di questo palazzo si parlava, ma sottovoce, per certe dicerie di magia che lo circondavano e che poi diventarono sempre più frequenti quando passò ad Antonio Chiozzini cultore di scienze occulte e stregone i cui poteri furono moltiplicati quando, scavando in cantina, “trovò una cassetta con dentro il libro degli incanti e la formula per chiamare il diavolo”.
E lo chiamò un 19 novembre; evocando un demonio di nome Magrino che entrò al suo servizio assieme a un gatto bigio, un affezionato scarafaggio e un orso molto servizievole. La fama del Chiozzini varcò le frontiere, fu chiamato a Vienna a riparare una rotta del Danubio: Chiozzini, Magrino e i loro animali si misero in viaggio su uno sgangherato calesse tirato da due ronzini, uno bianco e uno nero, accompagnati dalle risate dei ferraresi che rimasero di sasso quando, appena iniziata la strada per Pontelagoscuro, calesse pariglia e viaggiatori si staccarono da terra e spiccarono il volo verso il confine.
Comunque il mago, col passare degli anni, si stancò delle sue infernali compagnie e con uno stratagemma decise di liberarsi di Magrino. Pregatolo di tornare in casa a prendergli una tabacchiera che aveva dimenticata, Chiozzini sfruttò quell’attimo di libertà per balzare nella chiesa di San Domenico dove il diavolo non poté raggiungerlo. Fu esorcizzato dai domenicani.
Ma la maledizione del Maligno rimase nella casa; era fatica trovarle dei compratori e nel 1910 fu adibita a pubblico stallatico.
Ma anche così le cose non andavano poi tanto bene, perché i cavalli si sentivano colpiti da fruste invisibili, scalciavano e imbizzarrivano cosicché poco alla volta si perdettero tutti i clienti.
(tratto da “Un fiume di Ricordi” 15/5/2002)
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